ANCONA - Lui avrebbe tartassato la compagna a suon di minacce, intimidazioni e botte, anche quando lei era incinta. I genitori di lui, invece, sarebbero stati capaci di esercitare pressioni sulla nuora e sul modo di educare il figlio appena nato, tanto da far configurare il reato di stalking. Stretta da due fuochi, una giovane anconetana ha trovato la via di fuga rivolgendosi alla polizia. Dopo indagini lampo, ha potuto tirare un sospiro di sollievo: assieme al figlioletto ha trovato riparo in una struttura protetta che accoglie donne vittime di violenza di ogni genere.
La misura
In più, il gip – su richiesta della procura – ha intimato all’ormai ex compagno e agli ex suoceri il divieto di avvicinamento e comunicazione con la ragazza, una 23enne anconetana. La misura cautelare è stata inflitta a seguito della denuncia sporta dalla vittima e dai suoi genitori, stanchi di vedere la figlia non essere più padrona della sua libertà. L’ex fidanzato, 23enne di origine rom, è indagato per maltrattamenti in famiglia, lesioni personali e inosservanza degli obblighi familiari, madre e padre di lui per stalking. La vicenda comincia circa un anno fa, con la nascita della relazione tra i due ragazzi coetanei. Poco dopo, decidono di andare a convivere a Falconara, nella casa che lui condivide con i genitori. Arriva anche la gravidanza della 23enne.
È nel contesto domestico che si sarebbero consumati i soprusi. La ragazza ha denunciato continui maltrattamenti fisici e psicologici da parte del compagno, anche durante la dolce attesa. Stando a quanto emerso, gli episodi di violenza sarebbero scaturiti da futili motivi o per gelosia. «Io sono l’uomo, comando io, tu stai zitta», «Ti giuro che ti fracasso di botte» sarebbe stato il tenore delle parole utilizzate dall’ex compagno.
Le parti offese
Tra l’altro, ha raccontato la vittima, i genitori di lui per convincere quelli di lei ad aprire il portone si sarebbero attaccati in maniera compulsiva al campanello di casa. Parte offesa nel procedimento non risultata essere solo la ragazza, ma anche i suoi familiari. Dopo la denuncia sporta in questura e l’avvio dell’indagine da parte degli agenti guidati dal dottor Carlo Pinto si è arrivati alla misura cautelare nei confronti dei tre indagati e la collocazione della vittima in una struttura protetta.
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