Dipendente comunale assenteista
Il giudice: «Giusto il licenziamento»

Dipendente comunale assenteista Il giudice: «Giusto il licenziamento»
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Martedì 29 Maggio 2018, 07:10
ANCONA - A marzo 2017 era stato licenziato in tronco dal Comune per «la falsa attestazione della presenza in servizio» e per «l’esercizio di un’attività lavorativa non autorizzata». Si era trattato del primo caso che aveva spinto Palazzo del Popolo ad allontanare senza preavviso un presunto assenteista.

A novembre dello scorso anno è arrivata la seconda stangata: un anno e sei mesi di reclusione, pena sospesa, inflitti dal gup Paola Moscaroli per le accuse di truffa aggravata e violazione della legge sul pubblico impiego per – diceva la procura – aver abbandonato la scrivania da impiegato statale senza smarcare il badge e correre in un altro comune per svolgere l’impiego di sub agente assicurativo. Pochi giorni fa, il completamento del quadro: il giudice del lavoro ha confermato il licenziamento stabilito dall’amministrazione Mancinelli, rigettando il ricorso presentato dall’avvocato Maria Francesca Di Ciommo contro il provvedimento preso più di un anno fa.
Il 64enne Lanfranco Attili, ex vigile provinciale e poi impiegato negli uffici di piazza Salvo d’Acquisto, non potrà dunque tornare al lavoro. Almeno in quello svolto fino a marzo 2017 come impiegato statale. La lettera di licenziamento era stata impugnata nell’immediato, subito dopo il benservito offerto dal Comune e la fine delle indagini portate avanti dalla Guardia di Finanza e coordinate dal pm Andrea Laurino. Secondo quanto ravvisato dai militari, l’ex impiegato avrebbe portato avanti la doppia occupazione di impiegato e sub agente per quasi dieci anni. Gli investigatori, tramite appostamenti e pedinamenti, avevano calcolato una percentuale oraria di assenteismo pari al 28%: sarebbero state riscontrate irregolarità in 318 giorni sui 431 monitorati.

Durante il processo, che si è svolto con il rito abbreviato, si era costituito parte civile il Comune, tramite l’avvocato Gianni Fraticelli. L’Amministrazione aveva chiesto un risarcimento danni del valore di 6 mila e 400 euro, cifra calcolata in base al presunto danno economico relativo alle ore in cui il 64enne, avrebbe lasciato deserto il suo ufficio di piazza Salvo D’Acquisto. Alla fine, il giudice aveva stabilito una condanna di un anno e sei mesi, pena sospesa, con uno sconto di due mesi rispetto a quanto chiesto dal pm. Il gup aveva anche decretato come risarcimento la stessa somma pretesa dal Comune. Il verdetto era uscito nel novembre 2017..

Il 64enne ha sempre rigettato ogni contestazione mossa dal Comune e dalla procura. Non si sarebbe mai allontanato dalla scrivania senza prima smarcare il badge. L’avvocato aveva parlato di un processo basato su un «arbitrio inquisitorio». Dal punto di vista penale, sul filone assenteismo, c’è ancora in piedi un processo: è quello che riguarda i tre vigili urbani accusati di aver smarcato il badge nonostante la lontananza dal posto di lavoro. Inizialmente, in sei erano finiti sotto la lente della procura. Un gruppetto di tre, che ha scelto il rito abbreviato, è stato assolto. L’altro trio è finito a giudizio. 
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