Il dg Gozzini dice basta allo scempio anconetano dell'ex Lancisi: «Dobbiamo liberarcene»

Il dg Gozzini dice basta allo scempio anconetano dell'ex Lancisi: «Dobbiamo liberarcene»
Il dg Gozzini dice basta allo scempio anconetano dell'ex Lancisi: «Dobbiamo liberarcene»
di Andrea Maccarone
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Giovedì 20 Aprile 2023, 02:30 - Ultimo aggiornamento: 12:49

ANCONA Un immobile di 6.500 metri quadrati. Svuotato. Malconcio. Preda di sbandati e disperati. L’ex Lancisi sprofonda nell’oblio portandosi dietro tutto il quartiere, in una spirale di degrado da cui sembra impossibile uscire. «Così non può andare avanti», se ne rende conto anche Armando Gozzini, direttore generale dell’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche che è proprietaria dello stabile. «Uno scempio del genere non è bello né per noi, né per la città» ribadisce il Dg. E quindi? «Faremo il possibile per liberarcene» assicura. 


Il planning 

Le parole date vanno poi onorate.

Quindi Gozzini prova subito ad individuare il planning delle azioni da mettere a terra: «Primo, verificare il reale valore economico dell’immobile - afferma il dirigente - per provare a vedere se ci sono i margini per abbassare ulteriormente la base d’asta alla prossima uscita». E su questo sta lavorando l’ufficio tecnico erariale dell’Agenzia delle Entrate di Ancona. Secondo: «Instaurare un rapporto con il Comune e le forze dell’ordine - continua Gozzini - per mettere in sicurezza l’edificio». E sarebbe anche ora, viste le continue invasioni di ospiti indesiderati. Infine «stabilire una volta per tutte cosa farne - si interroga -, puntare a una vendita definitiva o inventarsi qualcos’altro. Noi non ce ne facciamo nulla, quindi meglio dargli una destinazione utile per la comunità». Tra l’altro per l’Azienda Ospedaliero Universitaria rappresenta anche un costo. «Precisamente 79.096 euro all’anno di Imu» specifica Gozzini. 

La vendita 

Intanto nel 2022 sono state bandite tre aste di vendita, tutte andate deserte. «Lo so bene - specifica il dirigente - ho un report sul mio tavolo». La prima uscita a 2,7 milioni di euro. Poi abbassata a 2,4 milioni. Ma niente da fare. L’unica soluzione sarebbe cercare di andare ancora più giù con il prezzo di vendita. «Ma non so fino a che punto si possa scendere - frena Gozzini - c’è un livello di regole del gioco per quanto riguarda la vendita di beni immobili. Aspettiamo di vedere cosa ci dice la nuova perizia, e poi faremo tutte le considerazioni del caso». Ma una cosa è certa: «Qui dobbiamo prendere in mano la situazione - ripete convinto il Dg dell’ospedale di Torrette -, sarebbe bello che qualcuno lo rilevasse per portarci qualche servizio di pubblica utilità. Per quanto riguarda le nostre questioni sanitarie non sapremmo che farci». 

La destinazione d’uso 

L’anno scorso c’era stato l’interessamento di un privato per convertire l’immobile in un supermarket. Ma tra tutte le destinazioni d’uso previste, quella specifica per la grande distribuzione non c’è. Alcuni cambiamenti sono arrivati con la variante del 2015. Attualmente gli usi consentiti sono: abitazioni, commercio al dettaglio con superficie di vendita fino a 250 mq, uffici e studi professionali, complessi direzionali e terziari, sedi istituzionali e amministrative, attrezzature d’interesse comune di tipo civile o religioso, scuole dell’obbligo, attrezzature per il verde e gli spazi pubblici, strutture sociosanitarie, culturali o ricettive, infine parcheggi attrezzati. Quindi supermarket proprio no. Al massimo negozi di vicinato o esercizi commerciali con una superficie di vendita non superiore ai 250 mq. A meno che il Comune, pur di facilitare ancora di più la vendita di quell’hotel del degrado, non decida di intervenire con un’altra variante ponendo nuovi codici che possano rendere più appetibile l’acquisto da parte dei privati. Ovviamente tutto da riconsiderare con il prossimo governo cittadino. Intanto l’ex Lancisi resta in quello stato.

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