ANCONA - La visione di un docu-film visto a scuola e incentrato sulla storia delle cosiddette spose bambine avrebbe risvegliato in lei tumulti che, forse, inconsciamente aveva rimosso. Tumulti legati a quando non aveva ancora 12 anni e trascorreva parte del suo tempo libero a casa dello zio. È su quest’ultimo che la ragazzina, una volta raggiunti i 14 anni, aveva puntato il dito dopo la crisi avuta guardando le immagini delle minori costrette a stringersi in matrimonio.
Parlando con i genitori e gli insegnanti era emerso un passato di presunti abusi, denunciati poi alle forze dell’ordine.
Gli abusi sarebbero iniziati quando la minore aveva solamente 11 anni. È nell’appartamento dello zio che si sarebbero consumate le violenze contestate dalla procura. Erano stati i genitori stessi della vittima a portarla dal parente per passare del tempo insieme. Si fidavano dell’imputato, non avrebbero mai pensato di denunciarlo per i fatti che l’hanno condotto a processo. Secondo il quadro accusatorio, non ci sarebbero stati dei rapporti sessuali completi, quanto carezze, palpeggiamenti e abbracci al limite – dice la procura – del lecito. La denuncia è stata sporta almeno due anni dopo la fine delle presunte violenze subite dalla vittima. Dopo la crisi avuta con la visione del docu-film in classe, erano state le sue insegnanti a rapportarsi con la ragazzina, chiamando i servizi sociali (che già seguivano la famiglia) e il padre di lei.
on le dichiarazioni della minore erano scattate la denuncia nei confronti del 59enne e le indagini coordinate dalla procura. Il badante, saputo dell’inchiesta, era rimasto totalmente spiazzato. La difesa, fin dall’inizio, ha sempre rigettato ogni contestazione, sostenendo che mai il 59enne si sarebbe avvicinato in maniera peccaminosa alla nipote. Ora, starà al collegio penale decidere se quegli abbracci possano rientrare nella sfera proibita oppure se normali gesti d’affetto siano stati totalmente fraintesi dalla minore.