Pratiche veloci per i dehors, il vicesindaco promette: «L'ok in 10 giorni». Ma resta il rebus della Spina dei corsi

I dehors in corso Mazzini
I dehors in corso Mazzini
di Andrea Maccarone
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Giovedì 15 Aprile 2021, 05:05

ANCONA - Cresce l’attesa per le riaperture di bar e ristoranti, traguardo che sembra a portata di mano all’inizio di maggio, con il Governo intenzionato a incentivare le attività all’aperto. Gli operatori si preparano a riattivare il servizio di somministrazione in presenza, ma la partita si giocherà soprattutto sui dehors. Il Comune assicura massima disponibilità per le concessioni: azzeramento della Tosap fino a fine anno e permessi pronti in meno di 10 giorni. Buon senso e rispetto delle regole sono i presupposti per una ripartenza in sicurezza. Benché, tra gli operatori, c’è chi teme il far west dei tavolini. 

 
Comincia la corsa all’allestimento dei déhors. Tavoli ben distanziati e numero di commensali contingentato, come da protocollo. Ma per compensare il mancato utilizzo delle sale interne, i locali dovranno per forza richiedere uno spazio maggiore en plein air. «Cercheremo di aumentare e potenziare l’esterno per far sì che tutti possano consumare in sicurezza - dice Michele Zannini, titolare del Caffè Giuliani -, ci stiamo organizzando per l’acquisto di ulteriori tavolini e aspettiamo di capire di quali metrature possiamo disporre». Su questo aspetto il Comune si è mostrato molto collaborativo. «Resta in vigore la delibera del maggio 2020 - specifica l’assessore alle Attività produttive, Pierpaolo Sediari -, gli operatori potranno chiedere la metratura di cui necessitano e nel giro di massimo 10 giorni provvederemo ad inviare la concessione». Con lo sconto, anche quest’anno, del 100% della tassa per l’utilizzo del suolo pubblico. «L’ultima manovra prevede l’azzeramento della Tosap fino a fine anno - assicura Sediari -, non poniamo ostacoli, anzi cerchiamo di agevolare il più possibile una delle categorie più penalizzate dalle chiusure». Dopodiché sta al buon senso degli operatori non eccedere nell’ampliamento del proprio spazio, col rischio di accavallarsi con l’attività adiacente. 
L’anno scorso è andato tutto liscio, ma adesso, dopo sette mesi di stop, la riapertura delle attività è molto più sentita e c’è chi teme il far west dei tavolini. «Servirà un po’ di ordine, altrimenti la situazione diventerà incontrollabile - dice Simone Boari, titolare della Cremeria Rosa -. Avremo tutti bisogno di più spazio all’esterno, ma senza esagerare e nel rispetto del vicino». L’altro nervo scoperto è il rischio assembramento tra i tavoli, in cassa o nell’area antistante le attività. La scorsa stagione alcuni operatori hanno addirittura utilizzato un servizio di security privata. Un costo ulteriore che inevitabilmente va a gravare sulle finanze delle imprese della ristorazione. «Purtroppo dovremo avere cento occhi per controllare anche il comportamento delle persone - continua Boari - faremo attenzione a non creare code alla cassa e chiederemo ai clienti di non assembrarsi negli spazi di nostra competenza». Dunque i déhors sono l’ancora di salvezza delle attività di somministrazione, ma anche una soluzione complessa per chi lo spazio esterno dovrà allestirlo da zero. 
Uno sforzo maggiore è richiesto alle attività situate nei vicoli paralleli ai corsi principali.

Per loro lo spazio esterno va strutturato completamente. E c’è anche chi rinuncia. «Per noi sarebbe molto complicato - dice Giordano Andreatini della Trattoria Clarice -, dovremmo chiedere permesso ai negozi del corso a cui andremmo ad oscurare le vetrine». «Per noi, invece, è una soluzione agevole - ribatte Cristina Tarsi de La Tana Del Polpo - l’esperimento dell’anno scorso è andato molto bene e replicheremo sicuramente».

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