A gennaio i vaccini anti-Covid, l'Inrca sarà centro di deposito: in arrivo due maxi frigo per conservarli a -80°

I vaccini anti-Covid sono attesi per gennaio
I vaccini anti-Covid sono attesi per gennaio
di Stefano Rispoli
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Giovedì 3 Dicembre 2020, 03:30

ANCONA - «È probabile che da gennaio avremo i primi vaccini», ha annunciato il ministro Speranza. La campagna di prevenzione per debellare il Covid dovrebbe scattare in primavera. Due le date indicate dall’Ema, l’agenzia europea per i medicinali: 20 dicembre per il vaccino Pfizer, 12 gennaio per quello di Moderna. Il Governo ha opzionato 202 milioni di dosi che, per il ministro della Salute, «rappresenterebbero una dotazione per vaccinare tutta la popolazione e tenere scorte di sicurezza». Servirà infatti un richiamo ravvicinato dopo la prima somministrazione. Tutto a titolo gratuito per i cittadini. 

 

Sono le linee guida illustrate ieri in Parlamento per la campagna di vaccinazione di massa. La Regione si sta portando avanti col lavoro. Il Gores ha individuato 7 centri in cui verranno stoccati i vaccini destinati alla popolazione marchigiana: uno sarà allestito all’Inrca, gli altri presso le farmacie ospedaliere di Jesi, Fossombrone, Civitanova, Camerino, Fermo e Ascoli. Il problema principale riguarda proprio la conservazione: per essere pienamente efficaci, i vaccini vanno tenuti a -70/-80 gradi. Per questo la Regione sta provvedendo all’acquisto di una quindicina di maxi frigo in grado di raggiungere temperature così basse, della capienza di 500 litri ciascuno. Ne verranno distribuiti un paio in ciascun centro logistico. 
L’Inrca è tra questi. Il dottor Massimo Di Muzio, dirigente dell’Unità operativa di Farmacia clinica del geriatrico e componente del Gores, è il responsabile della futura gestione dei vaccini. L’abbiamo incontrato al Capi, il centro logistico della Protezione civile che, da quando è comparso il Covid, ha gestito e smistato milioni di dispositivi di protezione individuale e tamponi sotto il coordinamento del responsabile Marco Cerioni e, per la parte sanitaria, del dottor Di Muzio. 

«Arriva un’altra dura sfida - ammette Di Muzio -, ma ci faremo trovare pronti, ormai nulla ci spaventa. Il problema non è tanto il trasporto dei vaccini, che si può fare anche con ghiaccio secco, ma la loro conservazione. Le case farmaceutiche che li hanno prodotti dicono che servono temperature molto basse, dunque occorrono celle frigorifere molto potenti». Richiederanno misure particolari: i locali devono rispettare precisi standard igienici ed essere alimentati da un nucleo di continuità elettrica, oltre ad essere presidiati H24 dal personale delle farmacie perché i vaccini anti-Covid possono diventare obiettivi sensibili. Ma in quanto tempo il vaccino annienterà il Covid? «Difficile dirlo, dipende da tanti fattori - spiega il dottor Di Muzio -, in primis da quante persone si sottoporranno alla profilassi». L’immissione in commercio è comunque vicina. «Siamo nella fase di richiesta di autorizzazione all’Ema, ma la Gran Bretagna, ormai uscita dall’Unione Europea, ha già annunciato il via alla somministrazione». 

Ma come si arriva alla distribuzione di un vaccino? «Si deve superare la sperimentazione clinica, in 4 fasi - spiega Di Muzio -: prima su un volontario sano, poi su un piccolo numero di pazienti, quindi su un campione più ampio nell’ambito di ricerche multicentriche, infine si arriva alla cosiddetta farmacovigilanza, cioè all’osservazione degli effetti del vaccino sull’universo della popolazione dopo la sua immissione in commercio».

Ma il vaccino anti-Covid è sicuro? «Su questo è l’Ema che dovrà pronunciarsi».  

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