Marcello Nicolini, racconto choc dell'anima di Portonovo: «Il Covid un incubo, mi ha salvato la cura sperimentale»

Marcello Nicolini l'anima di Portonovo
Marcello Nicolini l'anima di Portonovo
di Stefano Rispoli
3 Minuti di Lettura
Martedì 30 Marzo 2021, 03:40 - Ultimo aggiornamento: 15:32

ANCONA  - «Me la sono vista brutta, ho avuto una paura incredibile. Adesso che sto un po’ meglio, voglio dire una cosa: il Covid esiste, è subdolo, ha colpito anche me. State attenti e osservate le precauzioni: è il minimo che potete fare». L’appello di Marcello Nicolini è scandito da una voce flebile. Il respiro è ancora affannoso, esce con un soffio di fatica dai polmoni messi a dura prova dal virus.

Ma il peggio è passato. È ancora presto per prevedere i tempi per le dimissioni, tuttavia Marcello Nicolini è fuori dal tunnel.

Da una settimana è ricoverato a Torrette, nel reparto (strapieno) del Cov-4 gestito dal dottor Michele Maria Luchetti. Il re del “Laghetto”, anima e cuore pulsante di Portonovo, non nasconde lo spavento. «Davvero ho temuto di non farcela», sospira con voce rotta dall’emozione. Ma Marcello ha una corazza dura come la scorza dei suoi adorati moscioli. Il mare gli ha insegnato a non arrendersi mai, nemmeno di fronte alle tempeste più funeste. 


L’incubo si è materializzato all’inizio della settimana scorsa. Tosse, febbre alta, fino a 40°. «Ero uno straccio» confessa il popolare ristoratore della baia. La corsa all’ospedale, il ricovero d’urgenza disposto dai medici per una polmonite bilaterale scatenata dal Covid maledetto. «I primi giorni sono stati terribili, non voglio nemmeno ricordarli». Si commuove al solo pensiero, Marcello, che durante la degenza non si è mai separato dal cellulare per comunicare con il mondo, gli amici, la sua famiglia, il figlio Giovanni che proprio ieri ha compiuto gli anni e da Torrette ha ricevuto il regalo più bello: papà sta meglio, è fuori pericolo, la cura sperimentale a cui è stato sottoposto si è rivelata efficace. 


Si chiama Tofacov-2 lo studio multicentrico coordinato dall’Università Politecnica delle Marche e avviato nell’autunno scorso per valutare l’efficacia del Tofacitinib, farmaco utilizzato per trattare l’artrite reumatoide, l’artrite psoriasica e la colite ulcerosa. È un immunosoppressore antifiammatorio, classificato come un inibitore della famiglia di enzimi Janus-chinasi e sembra funzionare bene anche contro il Coronavirus. «Nel mio caso questa nuova cura è stata efficace, me l’hanno somministrata venerdì e adesso sto molto meglio», dice Nicolini. 


Certo, il percorso di recupero sarà lungo. Ma dopo una settimana di angoscia, trascorsa in isolamento e con un casco in testa per sostenere l’ossigenazione dei polmoni, finalmente è arrivato un lampo di luce nella disperazione della malattia. Le parole dei medici hanno rincuorato tutti, anche gli operatori di Portonovo che ora aspettano a braccia aperte Marcello, uomo-immagine della baia che con il suo sorriso ha saputo conquistare anche i Vip, a partire da Roberto Mancini, allenatore della Nazionale e suo grande amico. «Mi sono arrivate centinaia di messaggi, un giorno risponderò a tutti - sorride il titolare del “Laghetto” - la vicinanza delle persone mi ha scaldato il cuore. È anche grazie al sostegno di chi mi vuole bene che ne sto venendo fuori. Ancora non ho voglia di dire niente, è troppo presto. Però un appello lo faccio: state attenti, il Covid esiste e circola tra noi. La guerra non è finita, non abbassate la guardia. E state attenti: è il minimo che potete fare». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA