ANCONA - «Finché non ci passi, non puoi capire». A Susanna Dini, presidente del Consiglio comunale, la voce stentorea si spezza. Prima uscita, ieri, dopo 21 giorni di isolamento. La spesa, poi un salto in Comune. E subito prima un post su Fb. Uno sfogo. «La sensazione di essere prigioniero in casa è pesante».
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Tre settimane di reclusione, con marito e figli, due gemellini di sette anni e mezzo. Tutti positivi. «L’ho scoperto dal tampone il 30 ottobre. Non avevo febbre, il medico mi ha detto che se avessi passato i quindici giorni, potevo dire di averla sfangata».
Si chiude in camera, da sola. «Sentivo i bambini fuori della porta. Chiedevano di vedermi, di abbracciarmi, bussavano, Maria Vera piangeva. Uno strazio». Quella porta torna ad aprirsi, quando anche i tamponi di marito e figli risultano positivi. E arriva la crisi: Susanna è asmatica, dopo una settimana comincia a tossire in modo preoccupante. Viene attivata l’Unità Speciale di Continuità Assistenziale, la Usca. «È arrivata la task force, medici e infermieri con le tute bianche. Non riuscivo a fare un respiro profondo, mi assaliva una tosse squassante».
Le diagnosticano la polmonite bilaterale. «Mi hanno detto di mettere un cambio di biancheria in valigia e via, all’ospedale, a fare la Tac». Era domenica. «Medici e infermieri sono stati eccezionali, gentili e disponibili, rassicuranti. E ho capito che il nostro sistema sanitario funziona». Paura? «Più che per me, per Federico e i bambini, che restavano soli a casa, isolati. E positivi». Martedì, a Torrette, le lastre confermano la diagnosi, ma può tornare in famiglia, in isolamento. «Asintomatici i gemelli, mio marito con sintomi più deboli. Ci hanno curato a tachipirina, antibiotici e cortisone. Per me, una panacea: l’azitromicina, somministrata al principio, sembrava mi avesse fatto peggiorare. Era la malattia che faceva il suo corso». Dolori alle ossa. «Più forti, di quando hai un’influenza comune. Il corpo a pezzi».
Ma almeno stanno tutti insieme.
Come se la sono cavata? «Per fortuna non hanno mai avuto sintomi, stavano bene, erano vivaci. All’inizio mi preoccupavo che perdessero giorni di scuola. Ma le maestre Cristina e Diana, sono state meravigliose, con le lezioni a distanza. Nella classe di Gianmarco, i positivi erano in tre; in quella di Maria Vera, solo lei: la maestra Cristina ripeteva per lei soltanto, ogni pomeriggio, quello che aveva spiegato la mattina agli altri, in presenza». E quando venerdì, col certificato dell’Asur nella tasca del grembiule, sono tornati in classe, i compagni avevano dipinto su uno striscione “Bentornati”. «Che emozione».