Torrette tra gli ospedali sentinella, Caporossi: «Sempre più pazienti con il Covid»

Torrette tra gli ospedali sentinella, Caporossi: «Sempre più pazienti con il Covid»
Torrette tra gli ospedali sentinella, Caporossi: «Sempre più pazienti con il Covid»
di Maria Cristina Benedetti
3 Minuti di Lettura
Domenica 6 Febbraio 2022, 05:50

ANCONA - Le strade si dividono. Si snodano lungo tracciati che dovrebbero condurre altrove. Oltre l’urgenza. Il punto d’inversione è fissato nell’andamento della pandemia che ora segue due curve, diverse: in discesa quella dei pazienti “per Covid”, in salita l’altra, “con Covid”. Michele Caporossi spiega la necessità di quel procedere che fa la differenza. «Una lettura, questa, dalla quale non si potrà più prescindere, perché i positivi al virus che arrivano per curare fratture, tumori, patologie cardiologiche sono, a livello nazionale, ormai quasi il 40% del totale dei ricoverati nelle aree riservate al Coronavirus». 

La federazione 

Il direttore generale degli Ospedali Riuniti dà subito la sfumatura locale delle cifre. «Il dato a Torrette s’assesta sul 38,5% nei reparti ordinari e di semintensiva».

Veste la giacchetta di responsabile regionale della Fiaso, la Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere, per entrare nelle pieghe del metodo. «L’ultima rilevazione è del primo febbraio ed è avvenuta attraverso la rete delle strutture sentinella. Torrette è una delle venti in tutta Italia. Siamo uno strumento tecnico per il ministero della Salute e per il Comitato scientifico». Il dg centra il passaggio cruciale. «Abbiamo un ruolo nazionale ben preciso nella riorganizzazione delle corsie e per la corretta interpretazione epidemiologica dell’impatto della pandemia». Il principio che lo sostiene è nella combinazione di due fattori. «Quando la variante Omicron, molto meno cruenta delle precedenti, nelle corsie prevarrà sulla Delta e la vaccinazione sarà quasi totale si dovrà arrivare, necessariamente, a un tana libera tutti». Accettare le mutate condizioni per ripristinare la normalità è la sua logica. «L’effetto più pesante del Covid, al di là dei morti e dei casi più devastanti, è stato - invita a non dimenticarlo - quello collaterale sulle altre patologie». Torna a leggere tra le righe della rilevazione-Fiaso. «La suddivisione dei ricoveri “per” e “con” e l’analisi differente evidenzia e conferma la protezione vaccinale crescente verso la malattia». 

I setting 

Guarda nelle trincee sanitarie della sua quotidianità, Caporossi. «Qui arrivano in tanti positivi per una frattura, per un intervento chirurgico, per una malattia cardiaca e, proprio grazie all’immunizzazione, non hanno sviluppato sindromi respiratorie ma risultano asintomatici. Nei prossimi mesi dovremo abituarci sempre più a questa tipologia di pazienti». La sintesi, la sua: «Dovremo assicurare loro le cure senza ritardi o rinvii, e farlo in setting assistenziali separati». La riorganizzazione alla quale sottendere. Riprende il filo dei numeri: «Nelle nostre terapie intensive i contagiati con altre malattie sono il 15%: si tratta di scompensi interni (32%), di ischemie o emorragie cerebrali (16%), di interventi chirurgici indifferibili (19%), traumi e fratture (6%)». Resta saldo sulle sue convinzioni: «L’epidemia è in frenata e il segnale più evidente è proprio quello che arriva dalle rianimazioni nelle quali il numero dei ricoverati gravi con patologia polmonare s’è ridotto. Si tratta per lo più di non vaccinati». Evidenzia e conferma.

© RIPRODUZIONE RISERVATA