Non vaccinato, muore a 49 anni. All'ospedale regionale di Torrette il Covid svuota le corsie: sono positivi 100 dipendenti. E 37 no vax sono sospesi

Non vaccinato, muore a 49 anni. All'ospedale di Torrette sono positivi 100 dipendenti
Non vaccinato, muore a 49 anni. All'ospedale di Torrette sono positivi 100 dipendenti
di Maria Cristina Benedetti
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Giovedì 13 Gennaio 2022, 02:00 - Ultimo aggiornamento: 14:58

ANCONA  - Di Covid si muore, a 49 anni. A Torrette i numeri travolgono, come sentenze senza appello. Non ha sostenuto il confronto con le insidie del virus quell’uomo di un comune a sud di Ancona che, non vaccinato perché afflitto da patologie neurologiche gravi, era ricoverato in Malattie infettive. Il Covid fa saltare gli equilibri: agli Ospedali Riuniti le corsie si svuotano di personale e tornano a riempirsi di contagiati. Tra infermieri, medici, operatori sanitari e amministrativi, i positivi sfondano quota 100. 

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Una cifra che alimenta un altro vuoto a perdere: i 37 sanitari, tra i quali tre camici bianchi, che la legge ha allontanato dal servizio per mancato rispetto dell’obbligo vaccinale.

La stessa sorte, un paio di giorni fa, è toccata, per la prima volta, a cinque soggetti non appartenenti ad alcun ordine professionale: sospesi per non aver aderito alla logica della campagna d’immunizzazione. Fuori anche loro. 


Di Covid s’infiamma la contabilità, che preme sul perimetro tracciato da un piano pandemico, reso sempre più dinamico dalla curva in crescendo dell’urgenza. Su 87 postazioni destinate alla cura del Coronavirus il report, diffuso ieri dagli Ospedali Riuniti, ne dava occupate 81. Si continua ad alzare argini. Domani a mezzogiorno tornerà a riunirsi il Gruppo esecutivo di crisi per attivare altre cinque terapie intensive. È avvenuta appena lunedì scorso l’ultima integrazione dello schema di battaglia: la conversione di dieci letti Obi, l’Osservazione breve intensiva, l’area che si apre accanto al pronto soccorso. Cinque sono già presi, gli altri sono a disposizione di chi, infettato, nell’area di prima emergenza è in attesa di destinazione. Di ricovero. Un aggiustare il tiro senza sosta. 


Di Covid i conti non tornano mai. Lavorando di scorporo, a Torrette, sempre a leggere tra le griglie del rapporto quotidiano, i contagiati ricoverati sono 70 in tutto: 19 sono sistemati in terapia intensiva, 13 in semintensiva, con due dei pazienti intubati, 38 sono in malattie infettive. Due positivi al pronto soccorso attendono il ricovero e con loro salta la linea di demarcazione. Il corollario: chi passa di lì non è, in larga maggioranza, coperto dalla profilassi. Al Salesi, la versione materno-infantile, un paziente è in rianimazione pediatrica, due in semintensiva, tre in Ostetricia-ginecologia e cinque in pediatria.


Si aggiunge e si toglie in questa estenuante partita doppia del dolore. A inizio settimana sono arrivati i rinforzi: sono entrati in squadra i primi due infermieri dei 72, del serbatoio complessivo, da contrattualizzare a tempo determinato. «Un fabbisogno per colmare i vuoti di personale» ricordano i vertici dell’azienda. Che procedono per gradi. Fino al termine di questo mese saranno dosate le entrate, spalmandone nel tempo almeno 42. Lungo il percorso un’accelerazione potrà, tuttavia, modificare gli assetti delle previsioni. Poiché essere assunti è un fatto, altra cosa è essere destinati ai reparti, alle rianimazioni soprattutto. Di mezzo c’è l’interregno della formazione. Tradotto in pratica: quel breve periodo di affiancamento in corsia che non consente di passare subito alla fase operativa. I conti che non tornano.

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