Numeri da brividi, muoiono per la crisi sei imprese al giorno: è il salatissimo prezzo del Covid

Numeri da brividi, muoiono per la crisi sei imprese al giorno: è il salatissimo prezzo del Covid
Numeri da brividi, muoiono per la crisi sei imprese al giorno: è il salatissimo prezzo del Covid
di Stefano Rispoli
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Mercoledì 3 Febbraio 2021, 09:35

ANCONA  - Muoiono 6 imprese al giorno e quelle che nascono non bastano a colmare il gap. È la dura legge del Covid che sta affossando l’economia anconetana e ha impresso numeri da brividi in un 2020 nerissimo.

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Sono ben 2.170 le attività cessate nel territorio provinciale, secondo i dati concessi da Infocamere-Unioncamere, Movimprese su elaborazione della Camera di Commercio delle Marche.

Quelle di nuova costituzione, invece, sono 1.792. Il saldo in rosso (-378 attività) va di pari passo con un tasso di crescita annuale in negativo (-0,84%). Sintomatico è il crollo delle iscrizioni stesse: -22,3% rispetto al 2019. Un crollo che fa di Ancona una delle province italiane più in difficoltà.


L’anno orribile del Coronavirus ha avuto un impatto devastante per il tessuto economico del territorio. Lo dimostra lo stesso dato delle esportazioni: si sono ridotte dell’1,6% ad Ancona nel trimestre luglio-settembre 2020, in linea con il trend regionale. L’export marchigiano, infatti, ha registrato una flessione dell’1,7% rispetto allo stesso periodo del 2019. Ma ad allarmare è in particolare il saldo dello stock iscrizioni-cessazioni, depurato dell’effetto delle cancellazioni d’ufficio, perché coinvolge i settori tradizionali: l’agricoltura e la pesca (-123), le attività manifatturiere (-113), ma soprattutto il commercio all’ingrosso e al dettaglio (-379), senza trascurare le attività dei servizi di alloggio e ristorazione (-109), uno dei comparti più colpiti dal Covid a causa delle ripetute chiusure da lockdown. Bilancio pesantemente negativo anche per le costruzioni (-77), il trasporto e magazzinaggio (-49) e le attività immobiliari (-29). A salvarsi, solo le attività del noleggio e di supporto alle imprese (+1), in lieve calo quelle professionali, scientifiche e tecniche (-5). 


L’effetto della crisi si fa sentire in modo drammatico sulle famiglie. Secondo i dati elaborati da Cgil Marche, nelle aziende anconetane nel 2020 sono state autorizzate oltre 33 milioni e 603mila ore di cassa integrazione, ovvero quasi 26 milioni di ore in più rispetto al 2019, più delle altre province (il dato marchigiano ammonta a 102,2 milioni). L’industria assorbe la maggior parte delle ore autorizzate, seguita da commercio ed edilizia. I settori che più hanno risentito della crisi? La meccanica, il calzaturiero, il legno, il chimico plastico e il tessile-abbigliamento. «La pandemia ha creato un vuoto di sicurezza - commenta Gino Sabatini, presidente della Camera di Commercio delle Marche -. I dati sono preoccupanti, la nostra è tra le regioni italiane più in difficoltà per numero di piccole e medie imprese che subiscono le conseguenze delle restrizioni dovute al Covid. Secondo le nostre stime, nel 2021 potrebbero essere 3.200 le imprese a rischio default, di cui 1000-1200 nella provincia di Ancona. Parliamo di tutti i settori, dal commercio all’artigianato, fino all’agricoltura e ad alcuni servizi. Basti pensare che il 70,4% delle aziende marchigiane ha registrato un calo del fatturato tra giugno e ottobre e il 25% ha ridotto il livello di investimenti tra luglio e dicembre rispetto allo stesso periodo del 2019».

Ma ci sono anche segnali di speranza. «Sono in controtendenza le aziende che producono metalli, certi settori della manifattura e la nautica», spiega Sabatini, che indica la strada per uscire dalla crisi: «Diversificare, agganciare l’innovazione e la digitalizzazione, investire nel green, ragionare su filiere orizzontali, dare un valore aggiunto al brand di mercato, rafforzare l’appeal del turismo e riacquistare competitività all’estero, sfruttando anche l’e-commerce, che per un negozio non significa rinunciare alla propria conformazione, ma evolverla». 

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