Coronavirus, cresce la psicosi. Gli esperti: «No all’allarmismo». In farmacia finite le mascherine protettive

Coronavirus, cresce la psicosi. Gli esperti: «No all’allarmismo». In farmacia finite le mascherine protettive
Coronavirus, cresce la psicosi. Gli esperti: «No all’allarmismo». In farmacia finite le mascherine protettive
4 Minuti di Lettura
Venerdì 31 Gennaio 2020, 06:05

ANCONA -  Tanto più crescono le rassicurazioni degli esperti sull’assenza del Coronavirus in Italia, tanto più la psicosi per la patologia aumenta. È il paradosso della prevenzione che, puntualmente, si verifica anche in questa occasione. Parlare di un virus, prendere tutti i provvedimenti e attuare i protocolli di profilassi, non significa che quel virus c’è: significa che tutto il sistema sanitario mondiale si è mobilitato per evitare che un’epidemia, segnalata in Cina e con casi sporadici in altre parti del mondo, possa allargarsi e, nel caso lo facesse, possa essere affrontata nel modo migliore possibile. Ma l’apprensione non manca.

LEGGI ANCHE:

Coronavirus, Oms: «Emergenza globale». Sale l'allerta in tutto il mondo. I morti sono 179, oltre 8mila i contagi. Roma, pullman scortato in ospedale

Coronavirus in Calabria, caso sospetto: una donna di 36 anni rientrata dalla Cina



Eppure, il primo comandamento è «stare tranquilli». Lo ribadisce, con fermezza, Salvatore Cazzato, dirigente della pediatria ad indirizzo pneumo-endocrino-immuno-infettivologico del Salesi. «Bisogna stare assolutamente tranquilli - afferma - come ospedale ci stiamo disponendo per poter affrontare eventuali situazioni così come richiesto dal protocollo dal ministero. Situazioni di allarme che, al momento, non ci sono». C’è una chiosa importante: «Il problema più grosso sono gli allarmi non sostenuti dai fatti, al momento bisogna stare assolutamente tranquilli».
Le richieste
Tra l’altro, il diffondersi del Coronavirus coincide con il periodo di picco dell’influenza stagionale, la vera epidemia, troppo spesso sottovalutata. Siccome i più colpiti sono proprio i bambini, come confermano i dati del ministero della Sanità, sono i genitori in particolare ansia. Al primo starnuto o alla prima linea di febbre del bambino, si accende il timore dei genitori come conferma il pediatra Cesare Migliori. «Ci sono molte persone che ci chiedono del Coronavirus - in particolare chiedono se i sintomi manifestati dai figli possano avere attinenza. Noi tranquillizziamo tutti perché qui non c’è alcuna emergenza».

Altro step nelle farmacie. «Sì è vero, le mascherine protettive sono esaurite in tutto il circuito, ma non c’è una vera e propria psicosi» afferma Nicola Zerbi, titolare della farmacia Centrale di corso Mazzini. Gli acquisti che hanno portato all’esaurimento dei prodotti, infatti, dipendono dai viaggiatori più che da persone che intendono proteggersi qui. «Tutti i pazienti che le hanno acquistate - aggiunge - sono persone che per necessità si sono dovute mettere in viaggio verso l’Estremo Oriente, per lo più India o Vietnam, ma non abbiamo avuto richieste particolari o visto preoccupazioni eccessive».
La task force
«La comunicazione, in queste situazioni, riveste un ruolo fondamentale proprio per la necessità di esorcizzare quel sentimento di paura sociale che un’epidemia suscita inevitabilmente nella popolazione. In questi casi, infatti, l’allarmismo è sempre dietro l’angolo e va combattuto perché costituisce uno spreco di risorse ed è di ostacolo quando c’è effettivamente bisogno di limitare i danni di un’epidemia in atto» evidenzia Marcello Tavio, direttore della Clinica di malattie infettive degli Ospedali Riuniti e presidente della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit).

Proprio la Simit e la Società italiana di medicina generale (Simg) hanno diffuso un documento congiunto, al fine di fornire un’informazione esaustiva agli operatori sanitari. «Questo accordo intersocietario è fondamentale per favorire una rapida ed efficiente comunicazione. Gli infettivologi, infatti, sono impegnati nello studio del fenomeno in continua evoluzione, ma se dovessero comparire dei sintomi nel nostro Paese i primi a vederli sarebbero i medici di medicina generale, a cui si rivolgono quotidianamente i cittadini» sottolinea il prof. Claudio Cricelli, presidente Simg.
I consigli
Le due società scientifiche, inoltre, hanno diffuso un vademecum pur non essendoci un’immediata situazione di emergenza.

Tre le raccomandazioni. È quanto mai opportuno che il personale sanitario sia allertato e che mantenga alto lo stato di vigilanza attraverso la raccolta di un’accurata anamnesi di viaggio per tutti i pazienti con infezioni respiratorie acute. Ai medici di medicina generale viene chiesto di sospettare i possibili casi, di isolare immediatamente i casi sintomatici, e di chiedere una valutazione specialistica presso il centro infettivologico più vicino per l’esecuzione del test diagnostico e la completa presa in carico del paziente. Infine, viaggi sconsigliati nelle zone a rischio, specie per le categorie più a rischio.

© RIPRODUZIONE RISERVATA