Sassate, sputi e aggressioni, il terrore viaggia sugli autobus con i bulli pendolari: «I controlli non bastano»

Controlli della polizia sugli autobus
Controlli della polizia sugli autobus
di Stefano Rispoli
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Mercoledì 24 Novembre 2021, 01:55 - Ultimo aggiornamento: 25 Novembre, 09:04

ANCONA - L’ultimo gioco, pericolosissimo oltre che stupido, è puntare un laser contro gli occhi dell’autista. «Vediamo se va a sbattere», sghignazzavano venerdì scorso i bulli-pendolari della Linea R, la corsa che collega il capoluogo a Recanati, di cui ogni giorno si serve la baby gang della Valmusone. La mascherina è un optional e il Covid, per questi adolescenti senza pace, la maggior parte dei quali minorenni e d’origine straniera, è una minaccia di cui farsi beffe. Sputare a terra e contro i finestrini è uno degli hobby preferiti.

Scopo: suscitare l’indignazione dei passeggeri e possibilmente scatenarne la reazione.
Perché il “bello” viene quando qualcuno cade nelle loro provocazioni, come il 50enne che venerdì pomeriggio - davvero un black friday per la linea R - ha richiamato all’ordine il gruppetto di ragazzini saliti a Villa Musone. Saltavano sui sedili, proferivano bestemmie e insulti, ascoltavano musica a tutto volume. «Ehi, potete fare più piano per cortesi?». È bastata una domanda, innocente, per farli scattare. Calci e pugni contro il passeggero, mentre il bus stava approdando in piazzale don Minzoni, a Castelfidardo: il poveretto è finito all’ospedale, mentre la comitiva si è dispersa alla prima fermata utile. 
La paura sale sugli autobus, dove controlli e telecamere non bastano mai. I baby bulli, arrivati perfino a schiaffeggiare un poliziotto a bordo (ma per questo il 16enne del laser è stato denunciato e punito con il Daspo urbano) si credono padroni assoluti quando viaggiano sui mezzi pubblici. I danni ormai non si contano più, come le aggressioni. È toccato a un autista, ad agosto in piazza Cavour: aveva rimproverato un paio di ragazzini per aver preso a sassate un bus. Loro gli hanno messo le mani addosso, buttandogli a terra il cellulare. La Linea R è la più bersagliata. Non solo sedili tagliati e tafferugli, ma anche bravate da censurare, come quella compiuta a settembre da un ragazzino che ha azionato la leva d’emergenza per aprire le porte, costringendo il bus a fermarsi in via XXIX Settembre, in mezzo al traffico. Poi era scappato prima che qualcuno riuscisse ad acciuffarlo. 
La tensione viaggia anche sulla tratta Senigallia-Falconara, fra spintoni, insulti, sputi che non risparmiano nessuno, neppure l’autista della linea C che - era l’estate 2020 - minacciato da un gruppetto di bulli: voleva farli scendere perché non indossavano la mascherina. «Ti spacchiamo la faccia». Dalle parole, per fortuna, non sono passati ai fatti, temendo l’arrivo imminente dei carabinieri. Mentre passò dei guai il 19enne che nell’ottobre 2019 spruzzò dello spray al peperoncino sull’1/3, in piazza Ugo Bassi: 6 persone, incluso il conducente, finirono all’ospedale. «Era uno scherzo» si giustificò lui.
Conerobus da tempo è passata al contrattacco. «Abbiamo incrementato i controlli in collaborazione con le forze dell’ordine, sui nostri mezzi girano agenti in borghese e abbiamo nostri verificatori che negli orari più critici seguono in auto gli autobus per intervenire tempestivamente in caso di necessità», spiega il presidente della società di trasporti partecipata.

Manon basta. «Diventa un problema di sicurezza, ma anche di immagine perché ci sono passeggeri che preferiscono non usufruire di certe corse per evitare problemi - rivela Augusto Serrani, coordinatore territoriale di Fit-Cisl Marche -. Ciò che dovrebbe essere un’eccezione sta diventando la normalità: aggressioni, comportamenti borderline, danneggiamenti. Facile immaginare lo stato d’animo di un autista. Tanto è stato fatto, ma bisogna insistere: chiederemo un nuovo incontro al prefetto e al questore nell’ottica di incrementare i controlli e concordare altre soluzioni, anche se quella principale, oltre all’educazione, sarebbe l’inasprimento delle punizioni per questi ragazzini terribili». 

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