Ancona, conto online svuotato dall'hacker:
banca e gestore telefonico condannati

Ancona, conto online svuotato dall'hacker: banca e gestore telefonico condannati
di Lorenzo Sconocchini
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Mercoledì 17 Luglio 2019, 05:20

ANCONA - Di colpo lo smartphone s’era fatto muto. Impossibile telefonare o collegarsi alla rete, niente messaggi o chat, nessun segno di vita.

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Pensava a un problema di campo o a un crash della rete di telefonia mobile, il proprietario, e non immaginava che mentre lui si interrogava su quel display vuoto un hacker entrato nella sua pagina web banking gli svuotava in poche ore il conto corrente online a forza di bonifici, dirottando verso Napoli circa 12mila euro, i risparmi di una vita suoi e di sua moglie.
 
Dalla banca partivano i messaggi di alert, informandolo di quelle operazioni online, ma il correntista non poteva leggerli perché l’hacker prima di procedere con i bonifici s’era premurato di far disattivare la scheda Sim. Gli era bastato chiamare il gestore, fornire il numero di cellulare e il codice fiscale - tutti dati che si era procurato sulla pagina web banking della vittima - e chiedere la disattivazione con una banale scusa. «Ho smarrito il telefonino...».
Solo adesso, a quasi due anni dall’attacco informatico che nel dicembre 2017 gli aveva svuotato il conto, i due pensionati anconetani sono riusciti a ottenere giustizia, concludendo una dolorosissima vicenda personale con la sentenza pronunciata ieri dal Tribunale civile di Ancona, che condanna sia la banca che la compagnia telefonica a risarcirli delle somme sottratte, 12mila euro, più altri 4mila di spese legali. Oltre a presentare una denuncia penale, i due pensionati si erano rivolti all’Adiconsum Marche, che tramite l’avvocato Ezio Gabrielli aveva cercato anzitutto una conciliazione, cercando di riavere i soldi sottratti dall’hacker senza dover fare causa. Ma sia l’istituto bancario che il gestore telefonico, ricorda l’associazione dei consumatori, «avevano opposto il classico muro di gomma». 
Eppure il decreto legislativo che regola il settore dei servizi bancari online, spiega una nota dell’Adiconsum, «impone in casi come questo una prova particolarmente rigorosa a carico del sistema bancario. Gli istituti stanno spingendo molto sull’informatizzazione del sistema ma si rifiutano di accollarsi i relativi oneri di sicurezza e garanzia nei confronti dei clienti». Così ai pensionati anconetani non era rimasto che far causa alla banca e al gestore telefonico, ottenendo una sentenza che condanna entrambi al risarcimento. La particolarità del caso sta nella condanna della compagnia telefonica dei correntisti. «Pare stia andando sempre di più di moda da parte di questi hacker - ricorda l’Adiconsum, che ha seguito altri casi simili nelle Marche - il trucco di disconnettere la linea telefonica del correntista in modo che gli stessi truffatori possano agire senza che le vittime vengano avvisate dai messaggi sms di alert che normalmente vengono inviati dagli istituti».
Nel caso dei pensionati anconetani il gestore telefonico è stato chiamato in causa per la grave trascuratezza con cui avrebbe agevolato il lavoro dell’hacker. «Senza nemmeno produrre la registrazione della telefonata - si ricordava nell’atto di citazione del legale Adiconsum – ha semplicemente staccato la linea a richiesta di terze persone non identificate le quali, offrendo il numero di telefono e il codice fiscale (facilmente reperibili all’intero del web banking), hanno di fatto isolato i poveri malcapitati, che non si sono resi conto di quello che stava loro succedendo».

Intanto l’indagine penale non è riuscita a risalire all’identità dell’hacker, ma solo ai titolari dei conti correnti, in provincia di Napoli, su cui erano finiti temporaneamente dei bonifici: persone nullatenenti, dei semplici prestanome finiti sotto processo.

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