«Compraci l’iPhone, paghiamo noi». Ma era un bluff, 3 giovani a giudizio

«Compraci l iPhone, paghiamo noi». Ma era un bluff, 3 giovani a giudizio
«Compraci l’iPhone, paghiamo noi». Ma era un bluff, 3 giovani a giudizio
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Mercoledì 19 Febbraio 2020, 05:50
ANCONA  - Minacce di morte, estorsioni per accaparrarsi denaro, “trappole” congegnate per far comprare alle vittime dispositivi hi tech, percosse e danneggiamenti. Sono queste le accuse mosse dalla procura a un trio di anconetani finito la scorsa primavera al centro delle indagini dei carabinieri delle Brecce Bianche. Avevano fatto emergere i bluff architettati per spillare soldi ad almeno quattro ragazzi, soggetti fragili e facilmente malleabili, tutti residenti tra Ancona e Osimo.

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Ieri mattina, il terzetto – composto da due fratelli di 33 e 27 anni e da un loro amico di 25 anni - è stato rinviato a giudizio. Il processo inizierà il 13 maggio. A vario titolo dovranno rispondere dei reati di truffa, estorsione, minacce aggravate, danneggiamenti e percosse. Solo due vittime si sono costituite parte civile.
Una ragazza, costretta sotto minaccia a prelevare contanti agli sportelli automatici e a comprare un cellulare destinato agli imputati, è rappresentata dall’avvocato Massimiliano Bossio. Un ragazzo, vittima di percosse e del danneggiamento dell’auto, è sostenuto dal legale Federico Liuti. «Se non ci dai i soldi ti ammazziamo» avrebbero, prendendoli poi a calci e pugni la vettura.

Stando a quanto contestato, dopo aver scelto le vittime tra i soggetti con personalità deboli e facilmente raggirabili, gli imputati (difesa Fabrizio La Rocca) inducevano loro in errore, facendogli sottoscrivere finanziamenti per l’acquisto di apparecchi elettronici hi-tech dietro la promessa che avrebbero pagato loro le rate. «Dai, andiamo al centro commerciale. C’è una buona offerta per quell’iPhone. Accompagnaci, paghiamo noi» sarebbe stata la scusa. Per la procura, i tre imputati avrebbe anche preteso dalle loro vittime la consegna delle carte di credito per far prelievi agli sportelli. Al diniego di far utilizzare il bancomat, secondo l’accusa, sarebbero partite le botte e le minacce. Su due imputati vige la misura cautelare del divieto di avvicinamento alle vittime. Uno è ai domiciliari per altra causa. 
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