"Io apro", si allarga il fronte dei disobbedienti. La rivolta dei commercianti: «Abbiamo il diritto di lavorare»

Giulia Mazzarini del negozio "Mom&Pop" guida la rivolta dei commercianti
Giulia Mazzarini del negozio "Mom&Pop" guida la rivolta dei commercianti
di Andrea Maccarone
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Venerdì 2 Aprile 2021, 04:10 - Ultimo aggiornamento: 09:13

ANCONA - Si allarga il fronte della protesta “Io apro” del mondo del commercio. Dopo la scintilla innescata da Martina Mazzarini, titolare del negozio Mom & Pop in corso Amendola, si uniscono altri piccoli imprenditori del settore dell’abbigliamento. La “rivolta gentile”, come l’ha denominata la stessa Martina Mazzarini, si estende a macchia d’olio in tutta la città e in provincia. E al grido di esasperazione i negozianti rispondono con la disobbedienza civile. Dopo Pasqua potrebbero essere decine le attività che riapriranno i battenti. 

 
Molti ricorrono al cambio di codice Ateco per restare nella legalità. Altri, invece, torneranno comunque operativi sebbene il codice di registrazione in Camera di Commercio non glielo consentirebbe. Dilaga la protesta dei commercianti. Come un effetto domino, le imprese di vicinato, in particolare del comparto dell’abbigliamento, abbracciano la via della disobbedienza. «Siamo esasperati - sbotta Paola Coen, storica commerciante di Corso Amendola - è un nostro diritto sacrosanto quello di aprire le nostre attività. Anche noi abbiamo diritto di lavorare». 
«Siamo alla frutta - incalza Milena Marconi, titolare del negozio di abbigliamento Momi in via Matteotti -, abbiamo finito i risparmi». Ciò che fa imbestialire i piccoli imprenditori è la disparità di trattamento tra le loro attività e i colossi delle grandi superfici che nonostante la zona rossa possono continuare a vendere. «Vogliamo un trattamento equo - replica Daniela Menghini, titolare di Crazy Abbigliamento alla Baraccola -, dobbiamo cercare di sopravvivere perché siamo stati abbandonati». La pazienza è terminata, quindi le attività si organizzano per la riapertura. Dopo il weekend di Pasqua, chi ha aderito alla protesta tornerà operativo. «Tra il 6 e il 7 di aprile riapro - dice Paola Coen - vengano a farci le multe, poi vedremo cosa succede». 
«Sicuramente riaprirò dopo Pasqua - prosegue Milena Marconi -, giusto il tempo di organizzarci con il comitato e valuteremo se fare addirittura un’azione di impatto con la riapertura in contemporanea di tutte le attività che sposano la nostra linea».

E nel frattempo è scattata la corsa al cambio del codice Ateco per riaprire in condizioni di regolarità. Il cambio di codice Ateco per rientrare tra le attività che offrono beni di prima necessità è lo stratagemma che molti stanno valutando di adottare. Ma è una procedura che sottintende una tempistica non proprio breve. «Ho già predisposto il cambio - spiega Paola Coen - adesso devo solo organizzarmi con la nuova merce da acquistare». «Ne sto parlando con il mio commercialista - replica Daniela Menghini - intanto mi organizzo con le consegne a domicilio». Ma c’è anche chi non è convinto. «Non ci penso proprio a cambiare il mio codice Ateco - dice Milena Marconi - ho sempre lavorato bene con i miei prodotti e non intendo cambiare adesso. Poi non è neanche possibile farlo dall’oggi al domani, ci sono tempi che non mi consentirebbero di tornare subito in attività. Io riapro e basta».

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