Ancona, il comitato in Procura: «Via
gli autovelox irregolari dall'Asse»

Ancona, il comitato in Procura: «Via gli autovelox irregolari dall'Asse»
di Stefano Rispoli
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Sabato 29 Giugno 2019, 07:10
ANCONA - Gli autovelox dovrebbero servire a ridurre gli incidenti stradali, non a rimpinguare le tasche dei Comuni. Per questo un comitato di automobilisti sta portano avanti una battaglia che ad Ascoli ha già conquistato una prima vittoria (la Provincia ha definitivamente disattivato due rilevatori di velocità sull’ex Salaria e sulla Picena) e ad Ancona potrebbe ottenere il bis. Nel mirino sono finiti i due autovelox installati sull’Asse nord-sud che ogni anno fulminano migliaia di automobilisti, garantendo al Comune proventi per milioni di euro. 
Ma, secondo il comitato, quei due dispositivi lì non hanno motivo di stare perché quella non è una strada pericolosa. Lo dicono le statistiche, secondo cui dal 2014 al 2018 sono avvenuti 66 incidenti (10 rilevati dalla polizia stradale, gli altri dalla municipale) provocati dall’eccesso di velocità, di cui, però, soltanto 11 in prossimità degli occhi elettronici, ai km 1+800 e 3+500. Per questo il comitato ha depositato alla Procura del tribunale di Ancona un esposto in cui si evidenzia l’anomalia e si invitano gli organi competenti a prenderne atto e ad aggiornare il decreto prefettizio del 2012 che aveva dato il via libera all’installazione (ingiustificata, secondo lo scrivente) dei due autovelox sull’Asse. 
  
Che nel 2018, dati alla mano, sono stati una miniera d’oro per il Comune dorico: hanno permesso di elevare 7.827 multe per eccesso di velocità, di cui 5.243 sulla carreggiata in direzione Baraccola e 2.584 su quella verso il centro. Tradotto: 652 contravvenzioni al mese, oltre 21 al giorno, pari al 66% delle sanzioni complessivamente elevate con sistemi elettronici (telelaser incluso) l’anno scorso. L’esposto è corredato di allegati in cui vengono riportate le risposte che il rappresentante del comitato ha ricevuto dai corpi di polizia e dalla prefettura. Le osservazioni ricalcano quelle che ad Ascoli hanno portato allo spegnimento di due autovelox. Il decreto prefettizio del 2012 che ha disposto l’installazione dei dispositivi di rilevazione della velocità sull’Asse, infatti, fa riferimento alla circolare Maroni del 2009, sostituita e aggiornata dalla direttiva Minniti del 2017 che individua i criteri per la determinazione dei tratti di strada - diversi dalle autostrade e dalle extraurbane principali - su cui l’autovelox può essere attivato. Lo scopo, si legge nella circolare dell’ex ministro dell’Interno, è «favorire un impiego diffuso della tecnologia, non esclusivamente a fini sanzionatori, ma in modo coerente con l’obiettivo di ridurre drasticamente gli incidenti stradali».

Gli autovelox gemelli dell’Asse (che tuttora è classificato come strada extraurbana secondaria) sembrano aver smarrito la loro finalità originaria, dal momento che quella strada non figura mai tra le più pericolose della provincia in termini di incidenti che, anzi, sono progressivamente diminuiti. Ed è questo uno dei criteri individuati dalle circolari ministeriali, che invita gli Osservatori permanenti provinciali delle varie prefetture ad aggiornare periodicamente la classifica delle strade critiche, sulla base dei sinistri registrati nel precedente quinquennio e dovuti alla velocità eccessiva. Dunque, perché continuare a tenere attivi i due autovelox dell’Asse se, come le statistiche suggeriscono, sono venuti meno i requisiti essenziali? Se lo chiede chi ha presentato l’esposto in procura e ora chiede alla magistratura di indagare sulla loro regolarità. La conseguenza immediata potrebbe essere la disattivazione dei due dispositivi elettronici, ammesso che le osservazioni del comitato degli automobilisti vengano ritenute fondate. 
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