ANCONA - L’allerta è massima. I contagi viaggiano a ritmo elevato. Si va verso il coprifuoco alle 22. E le categorie produttive insorgono: «Così si uccide l’economia». I più colpiti bar e ristoranti. Per Confcommercio il cerino è nelle mani della Regione: «Ora si facciano valere nei tavoli deputati».
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C’è forte agitazione nel mondo della ristorazione e della somministrazione. Il coprifuoco alle 22 assesterebbe il colpo di grazia ad un settore già devastato da due mesi di lockdown. «E’ un martirio – afferma Massimiliano Santini, direttore Cna Ancona – un provvedimento simile metterebbe ko un segmento già in ginocchio». «Sbagliato confondere la politica economica con la situazione sanitaria – ribatte Marco Pierpaoli, segretario generale di Confartigianato Ancona e Pesaro-Urbino – giusta la prevenzione, ma non possiamo far morire le attività».
Proprio ora che, nonostante le misure restrittive, stavano arrivando segnali rassicuranti di una timida, ma costante, ripresa del settore dopo lo choc d’inizio anno. Ma il forte rialzo dei contagi sta facendo tremare il governo nazionale. «Ci aspettiamo che la nuova giunta regionale affronti attentamente la questione – incalza Massimiliano Polacco, direttore generale Confcommercio Marche Centrali – la Regione Marche ha il coordinamento del commercio a livello nazionale nella Conferenza Stato-Regioni e può fare la differenza in quel tavolo». «Si sente già la mancanza di un referente territoriale in giunta regionale – lamenta Giancarlo Gioacchini, Confesercenti – grave errore non considerare un rappresentante dell’area di Ancona».
Il bollettino dei contagi sale ogni giorno.
«La nostra federazione aveva ricevuto rassicurazioni in merito – riferisce Polacco – mentre ora si sta paventando la peggiore delle ipotesi. Non è in questo modo che si contiene il contagio. I nostri operatori si attengono in tutto e per tutto al protocollo». E intanto cresce il numero di imprenditori che sopraffatti decidono di abbassare per sempre la serranda. «In città tornano a vedersi i cartelli affittasi sulle vetrine – racconta Gioacchini – non è un bel segnale. Il lavoro è diminuito per tutti e l’aria si fa sempre più pesante. Non credo sia il caso di applicare misure ancor più restrittive».