Ancona, a Torrette i maghi delle mani: «Che bello ridarle al bimbo che giocava alla Playstation con i piedi»

Ancona, a Torrette i maghi delle mani: «Che bello ridarle al bimbo che giocava alla Playstation con i piedi»
Ancona, a Torrette i maghi delle mani: «Che bello ridarle al bimbo che giocava alla Playstation con i piedi»
di Martina Marinangeli
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Mercoledì 12 Agosto 2020, 10:37

ANCONA - Il reparto dei miracoli. L’aver ridato la mano a Bruno Secchiaroli, che aveva perso quattro dita lavorando al suo giardino, è solo l’ultimo caso, in ordine di tempo, in cui l’eccellenza della Sod complessa di Chirurgia ricostruttiva e chirurgia della mano di Torrette ha lasciato il segno. Un fiore all’occhiello dell’ospedale regionale talmente riconosciuto anche al di fuori dei confini marchigiani che l’organismo di controllo europeo lo considera tra i due più importanti centri italiani di chirurgia ricostruttiva della mano e degli arti, insieme a quello di Torino.



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«Abbiamo interventi come quello del signor Secchiaroli tutte le settimane», fa sapere Michele Riccio, il primario che guida l’equipe composta da altri sei chirurghi plastici. Ma nella sua lunga carriera, un paziente gli è rimasto più impresso degli altri. Si tratta di un ragazzino, a cui daremo Nicola come nome di fantasia, che subì un trauma mentre era in moto col padre. Sbalzato dal mezzo, venne travolto da un tir che passava e che gli maciullò entrambe le braccia. L’incidente avvenne in un’altra regione e la giovane vittima venne condotta in un ospedale del luogo dove gli rimisero insieme gli arti superiori come meglio poterono. Ma al termine dell’operazione le mani erano inutilizzabili e Nicola era costretto a scrivere e a giocare alla Play Station con i piedi.
 
«È stato operato quattro volte – ricorda Riccio –, ma ora scrive e ha una vita normale: mani e arti superiori sono stati ricostruiti». Un piccolo miracolo avvenuto a cavallo tra il 2019 ed il 2020, prima dello tsunami Coronavirus. 
L’emergenza 
«Durante la fase acuta dell’emergenza Covid, per assurdo, è stato peggio – osserva il primario –: il numero di urgenze è aumentato perché le persone che stavano a casa, magari facevano giardinaggio, bricolage. Il momento nero ce lo abbiamo avuto due settimane fa, quando abbiamo fatto 27 ricoveri in urgenza maggiore in una settimana, tra perdita delle dita, rivascolarizzazione, traumi complessi». Di norma, l’unità porta avanti circa 1.200 interventi l’anno, di cui 400 urgenze, che si fanno prevalentemente nelle ore pomeridiane e notturne e durante i festivi. Il 20% dei pazienti è extra regionale poiché, in quanto centro di eccellenza, è polo di attrazione. Un volume di lavoro elevato per sole sette persone. Emblematica di ciò è l’operazione sulla mano di Secchiaroli, iniziata all’1,30 e andata avanti 12 ore, con primo cambio fatto alle 8. La prima coppia di chirurghi a operare era composta da Andrea Marchesini e Filippo Boriani. Mentre facevano l’impianto, però, c’è stata un’urgenza al Salesi – l’amputazione del dito di un bimbo – e Boriani è dovuto correre all’Ospedaletto, sostituito in corsa da Andrea Campodonico. Al cambio delle 8, quest’ultimo è stato affiancato dallo stesso Riccio. Una sovrapposizione di urgenze complessa da gestire per un’equipe di soli sette dottori. Anche considerando il fatto che, da due anni, la Regione ha creato una rete regionale di chirurgia traumatica della mano, di cui il reparto di Torrette è hub.
I ragazzi 
«Abbiamo salvato gambe a ragazzi che hanno incidenti in moto, a esempio: usiamo il muscolo del dorso e lo trapiantiamo nella gamba per salvarla». Una donna marchigiana che ha avuto un brutto carcinoma alla mammella, con complicanza legata alla radioterapia, è stata trattata perché viveva nel dolore e non voleva più mostrarsi in pubblico. «Abbiamo ricostruito la parete toracica con muscolo e tessuti e le abbiamo tolto il dolore, ridandole una vita normale – ripercorre le tappe il primario –.

E la mammella ricostruita è praticamente uguale all’altra: ciò è possibile anche perché ricostruiamo le mammelle dal grasso grazie alla chirurgia rigenerativa». I due capisaldi dell’unità operativa sono infatti la microchirurgia e la chirurgia rigenerativa, portate avanti da chirurghi plastici nati come microchirurghi che fanno i reimpianti, ma che con il tempo sono diventati molto bravi a fare tutta la chirurgia della mano.

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