«Marinangeli lucido e determinato. Ergastolo per l’omicidio di Emma»

Maurizio Marinangeli
Maurizio Marinangeli
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Sabato 7 Marzo 2020, 05:40 - Ultimo aggiornamento: 18:21

ANCONA  - Ergastolo. È stata chiesta la pena massima per Maurizio Marinangeli, il 58enne di Chiaravalle accusato di aver ucciso e rapinato la mattina del 17 luglio 2018 Emma Grilli, all’epoca dei fatti sua vicina di casa. La richiesta del pm Paolo Gubinelli è arrivata al termine di una lunga e complessa requisitoria, iniziata lo scorso venerdì e terminata ieri mattina. 

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Una discussione durante la quale il magistrato, servendosi anche delle slide proiettate in aula, ha ripercorso tutte le tappe dell’inchiesta: dal contesto in cui è maturato il delitto, alla personalità dell’imputato, passando per le modalità dell’assassinio avvenuto in via Verdi, in un quartiere popolare di Chiaravalle. La richiesta dell’ergastolo tiene conto di due accuse: omicidio volontario e rapina aggravata. In sede di discussione, il pm ha fatto cadere la premeditazione, contestata in un primo momento e connessa all’ipotesi omicidiaria. Per la pubblica accusa, l’aggravante «non è stata provata». 

Marinangeli, recluso nel carcere di Pesaro, non era presente in aula. Non ha dunque potuto ascoltare le conclusioni del pm. Prima dell’inizio dell’udienza, la difesa – rappresentata dagli avvocati Emiliano Carnevali e Raffaele Sebastianelli – aveva chiesto di rinviare il processo per l’astensione delle toghe decisa dall’Organismo Congressuale Forense e legata all’emergenza Coronavirus. I giudici della Corte d’Assise, presieduta dal dottor Carlo Masini, hanno però rigettato l’istanza. La sentenza non è stata emessa. Il procedimento proseguirà il prossimo venerdì, quando verrà ascoltata l’arringa della difesa. 
Ieri, il pm ha ricostruito in particolar modo la dinamica dell’omicidio, descrivendolo minuto dopo minuto. Stando all’accusa, Marinangeli – affetto da ludopatia - aveva trovato nell’appartamento della vittima, morta a 85 anni e derubata di quattro monili in oro, coltelli e guanti utilizzati per il delitto. «L’imputato – ha detto il pm – ha ucciso subito Emma Grilli, andando in cucina. Non c’è stata discussione e alcun eccesso d’ira. Uccidere era l’unico modo per prendere i gioielli e venderli». «Ci sono stati 19 colpi di coltello – ha continuato il pm Gubinelli – dall’alto verso il basso». L’ultimo, quello fatale, era stato inferto alla gola.


Dopo il delitto, secondo la ricostruzione, l’imputato esce da casa della vittima e torna al piano di sopra, dove viveva con la madre: per la procura, «si cambia i pantaloni sporchi di sangue e poi scende nel cortile del palazzo. Alle 10.47 accede l’auto e alle 10,53 va al tabacchi per giocare al lotto e butta via i pantaloni». Arriva al Compro Oro di Falconara, per vendere i gioielli, alle 11.22. Torna a Chiaravalle alle 11.40, si cambia la maglietta ed esce di nuovo da casa per raggiungere un suo vecchio conoscente e restituirgli 60 euro, frutto di un precedente prestito.

Poi, il pranzo con il figlio ad Ancona in un ristorante giapponese e il pomeriggio passato al mare, alla Rocca di Falconara. Marinangeli, «aveva calcolato tutto, tranne la professionalità dei carabinieri» ha detto il pm, dipingendo l’imputato «come unico attore possibile dell’omicidio». In lui, nonostante la ludopatia e una personalità dettata da un disturbo borderline con tratti ossessivo-compulsivi, istrionici e narcisistici, non c’è l’ombra di una «malattia psichica. È freddo e presente a se stesso, sia prima che dopo l’omicidio». 

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