Fidanzati pestati, la madre di Angelica: «Mia figlia si sente in prigione ma loro sono liberi: fermateli. Non esce più di casa, dov’è la giustizia?»

Fidanzati pestati, la madre di Angelica: «Mia figlia si sente in prigione ma loro sono liberi: fermateli. Non esce più di casa, dov’è la giustizia?»
Fidanzati pestati, la madre di Angelica: «Mia figlia si sente in prigione ma loro sono liberi: fermateli. Non esce più di casa, dov’è la giustizia?»
di Stefano Rispoli
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Mercoledì 11 Agosto 2021, 03:40

ANCONA  - Angelica (nome di fantasia) non esce più di casa da due anni. Claudio (anche questo è un nome inventato) non mette più piede ad Ancona: la considera una città violenta. I due fidanzati hanno vent’anni, dovrebbero spaccare il mondo, invece i bulli hanno rovinato la loro esistenza. Vivono da reclusi. Hanno paura a farsi vedere in giro. «L’altro giorno mia figlia mi ha chiesto se potevo andarle a comprare dei costumi in un negozio: lei in centro non si presenta più, è terrorizzata», racconta la madre di Angelica. 


 

Le aggressioni

Maledetta la Notte Bianca del 7 settembre 2019. Quella sera i due fidanzati erano andati al porto antico per il concerto dei Subsonica. Mentre passeggiavano, un bullo ha dato una spallata a Claudio. Lui reagisce. L’altro lo minaccia: «Abbassa lo sguardo o ti massacro». Si ritrova circondato, 11 contro uno. Calci, pugni. Finirà all’ospedale con 30 giorni di prognosi, la fidanzata con 5 per averlo difeso. Il 30 maggio 2020 scatta il remake del pestaggio: i due ragazzi vengono notati dal branco in piazza del Papa. I bulli vogliono fargliela pagare per averli denunciati. Vengono presi a botte, cinghiate e bottigliate. Lui cade a terra sotto i colpi, ha le costole fratturate. Lei gli fa da scudo: finirà a Torrette con entrambi i polsi rotti e un ginocchio lesionato. Scattano nuove denunce. Tre dei picchiatori - uno di loro è ancora minorenne - il 2 dicembre verranno processati per il primo episodio al porto antico. 


L’ingiustizia 
«Ma intanto quelli sono liberi di fare ciò che vogliono mentre mia figlia non esce più di casa» protesta la mamma di Angelica. Le sue sono lacrime di rabbia e di dolore. «Dov’è la giustizia? Questi delinquenti vanno fermati. Non si possono aspettare i tempi di un processo. Vanno rinchiusi in una comunità o in casa con il braccialetto elettronico. Invece continuano ad andare in giro a far danni». Secondo gli investigatori, tre dei giovani che hanno massacrato di botte i fidanzati, lo scorso 5 giugno hanno aggredito un gruppo di amici pugliesi che stavano festeggiando un addio al celibato in piazza della Repubblica. «Sanno chi sono, hanno le foto e le testimonianze, ma non vengono fermati - si dispera la mamma di Angelica -. Avete visto cos’è successo a Marotta? Poteva esserci chiunque lì in mezzo. Cosa aspettiamo, che ci sia il morto? Io ho perso una figlia: ha dovuto cambiare casa, ha paura a venirmi a trovare perché qui attorno abitano i bulli che l’hanno massacrata. Ogni volta mi dice: “Mamma, mi sento io in arresto, mentre quelli sono liberi e continuano a prendermi di mira”. Non la lasciano in pace». La sua vita è stata stravolta, è diventata una prigione. «Fa la Dad da due anni perché ha il terrore di incontrarli sul treno o sull’autobus mentre va a scuola - continua la donna -. È in cura da una psicologa, si è dovuta sottoporre a vari interventi chirurgici e ancora sta facendo la riabilitazione perché è senza un menisco, zoppica e fatica a stare in piedi al lavoro. Non esce più nemmeno a portare a spasso il cane o a buttare la spazzatura. E se mette la testa fuori di casa, lo fa solo se un adulto la accompagna». Un incubo quotidiano. E adesso? «Aspettiamo il processo, ma chi mai la risarcirà per tutto quello che ha patito? E se toccano mia figlia un’altra volta, mi farò giustizia da sola». 

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