In trappola i truffatori del codice a barre, due rom denunciati: targhette fake per fare shopping con lo sconto

Controlli dei carabinieri
Controlli dei carabinieri
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Mercoledì 20 Gennaio 2021, 06:00

ANCONA - Targhette falsificate per comprare prodotti costosi a un prezzo notevolmente più basso. È questa, stando alle indagini dei carabinieri, la tecnica messa in piedi da un 32enne e un 29enne di origine rom per truffare catene commerciali e accaparrarsi merce scontata anche dell’80%.

Entrambi sono stati denunciati a piede libero con l’accusa di truffa in concorso dopo le indagini portate avanti dai militari della stazione delle Brecce Bianche. L’iter investigativo è iniziato sul finire della scorsa settimana, quando i carabinieri sono stati allertati dal personale dell’Obi, il colosso di bricolage sito alla Baraccola. 
Secondo quanto emerso, i due avevano tentato di comprare un avvitatore del valore di 400 euro, sostituendo la targhetta originale applicata all’utensile con una contraffatta e riportante il nuovo prezzo: 30 euro. La sproporzione, alle casse del negozio, è sembrata essere talmente madornale per un prodotto del genere che il sospetto si è insinuato nei venditori. Di lì, gli accertamenti e la scoperta della contraffazione del cartellino per pagare l’avvitatore a un costo irrisorio e risparmiare oltre 300 euro. Gli approfondimenti investigativi hanno portato i carabinieri a perquisire casa dei due truffatori – il 32enne è incensurato, mentre il più giovane è volto noto alle forze dell’ordine. 
Nell’appartamento in uso alla coppia, i militari hanno trovato una ventina di targhette contraffatte e – secondo i sospetti – che fanno riferimento non solo ai prodotti in vendita all’Obi, ma anche al Mediaworld.

Il sospetto è che nella trappola siano finiti altri negozi. Tutti i cartellini sono stati sequestrati. Per i carabinieri il modus operandi della coppia era questo: si presentava all’attività commerciale presa di mira, individuava il prodotto da comprare e poi ne individuava uno analogo ma con un prezzo inferiore. Di quest’ultimo veniva poi fotografato il cartellino con il codice a barre e veniva replicato con la stampante. Infine, veniva applicata la nuova targhetta – falsificata in maniera esemplare – sull’articolo più costoso, in maniera tale da accaparrarselo con poche decine di euro. 

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