Cantiere lumaca agli Archi. I commercianti in trappola, come un labirinto: «La gente non sa dove parcheggiare. Ormai non lavoriamo più»

Cantiere lumaca agli Archi. I commercianti in trappola, come un labirinto: «La gente non sa dove parcheggiare. Ormai non lavoriamo più»
di Teodora Stefanelli
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Mercoledì 15 Giugno 2022, 19:38 - Ultimo aggiornamento: 16 Giugno, 08:00

ANCONA Clara Argentini vende il pane ormai con le lacrime agli occhi. Dopo 18 anni di sacrifici portare avanti il suo storico forno “Semi di papavero” in via Marconi è diventata una rimessa. Dopo le chiusure per il Covid e con gli aumenti di grano e bollette che hanno colpito tutto il settore, ora ci si mettono anche i cantieri lumaca agli Archi e le impalcature che a breve le “impacchetteranno” l’attività, creando alla titolare gravi disagi con le operazioni di scarico della merce e di vendita. 


La resa
«Ho dato la disdetta alla proprietaria delle mura perché non vale più la pena tenere aperto il negozio a queste condizioni - dice affranta - sono la più svantaggiata della via perché non ho il doppio accesso su via Mamiani. Dietro ho il laboratorio e non possono entrare i clienti. Ci ho già rimesso la bellezza di trentamila euro per tenere aperta l’attività finora. Le ditte dei qui lavorano a singhiozzo e non si può andare avanti in questo modo. Ci sentiamo abbandonati e intanto però l’Agenzia delle entrate chiede i soldi». Clara spiega come, oltre a tutti i problemi economici, ultimamente ci sia anche una questione di igiene da in zona: «Con i lavori sono state mosse le tane dei ratti che ora sbucano fuori come gatti. Devo mettere delle protezioni in legno alla porta per evitare che entrino. Sono enormi». Lei ha segnalato tutti questi disagi al Comune, inviando pec e telefonando negli uffici di largo XXIV Maggio. Sta ancora aspettando una risposta: «Dalla segreteria mi dicono che il sindaco è troppo impegnato per ricevermi. Ma noi intanto? Come facciamo per vivere? Non ci è stato dato nessun aiuto nel frattempo. Hanno aperto dodici cantieri e ne avessero chiuso uno. Siamo in questa situazione da mesi ormai. Io vendo il pane per vivere, sono da sola e, se non riesco a darlo via, la sera devo buttarlo. Non è come con i tabacchi o le bottiglie di Coca Cola. Quando verrà installata l’impalcatura, poi, sarà la fine. Chi verrà più, mi chiedo, a comprare il pane in mezzo alla polvere del cantiere? L’altro giorno ho incassato 50 euro perché la gente non sa più dove parcheggiare tra impalcature e camion». Aaron Groeneveld titolare del negozio Campo Verde dall’altra parte della strada ha l’ingresso bloccato da diverse settimane. 
Si entra da una porticina laterale: «Avevano detto che avrebbero finito i lavori in pochi giorni. Siamo alla metà di giugno e ancora qui stanno lavorando ai marciapiedi. Ho perso diverse migliaia di euro nel frattempo. In Olanda, il Paese da cui provengo, quando fanno questo genere di opere danno un rimborso ai commercianti per il tempo che serve a ultimare l’opera. Poi loro stanno chiusi e quando riaprono i lavori sono terminati. Questo in Italia non accade». Si unisce al coro anche Silvia Mondaini dello store Bobeche: «E’ vero - dice - che chi bello vuole apparire un po’ deve soffrire ma qui siamo davanti a dei disagi evidenti. Gli imprevisti ci possono stare, tutti lavoriamo, ma vanno saputi gestire». Sulla sinistra dell’entrata principale del bel negozio di arredamento vintage c’è un piccolo spazio per attraversare dove passa a malapena una persona. «Ho dei mobili venduti - prosegue una delle due titolari - che restano in negozio perché non so come farli passare». Poi aggiunge: «Siamo qui da dieci anni e abitiamo in questa zona. Vogliamo bene agli Archi e sappiamo quanto è importante valorizzarli e fare lavoro di squadra. Però bisogna anche venire incontro alle persone che, come noi, fanno sacrifici e lavorano: ad esempio ci sono due posti carico/scarico ma sulla via ci sono decine di attività e quando partiamo alle due di notte con il camion per andare ad acquistare oggetti nei vari mercatini d’Italia poi torniamo e il pomeriggio abbiamo bisogno di uno spazio agevole per scaricare la merce». 

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