L'odissea infinita del Bar del Duomo: «Non ci sono imprese per avviare il cantiere». Slitta ancora il restyling atteso 8 anni

Il cantiere fermo al Bar del Duomo
Il cantiere fermo al Bar del Duomo
di Maria Cristina Benedetti
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Giovedì 17 Marzo 2022, 09:00

ANCONA - Lo sguardo torna a perdersi nell’Adriatico. Dal Bar del Duomo l’affaccio sul golfo è di nuovo libero di spaziare: le erbacce che, in piena anarchia, avevano invaso ogni angolo e fessura sono state sradicate. Erano la trama sfilacciata di otto anni di stop forzato, frutto di un mix di burocrazia e delle ragioni della storia che riaffiorano. «Abbiamo iniziato a fare pulizia». Antonio Ambrosio accoglie, con la consueta combinazione di garbo e simpatia, i clienti nel suo ristorante sul viale.

 
Segue il viavai che anima Il Giardino, ma con la mente è lassù. Il pensiero è rivolto a quel luogo, denso di memoria e inchiodato al presente, dominato dalla superba cattedrale medioevale dove lo stile romanico si fonde con quello bizantino. Sotto lo sguardo di San Ciriaco si rimette in moto l’imprenditore del gusto. Poco più di un mese fa ha firmato l’atto di concessione per 25 anni di gestione di quello spazio tra i più suggestivi di Ancona, ma gli ingranaggi ripartono lenti. «Non riesco a trovare le ditte per iniziare i lavori. Mi hanno detto di aspettare settembre, ottobre. Non mi do per vinto, se ne individuo una domani parto subito». Paga anche lui la crisi dell’edilizia: la difficoltà nell’approvvigionamento dei materiali, i prezzi alle stelle, come l’energia, le impalcature che sono merce rara. Tutti ostacoli generati dalla super richiesta indotta dal bonus 110% e dalla bolla speculativa ingigantita dal conflitto armato, Russa-Ucraina, che tiene il mondo col fiato sospeso. Chissà, Ambrosio dovrà correggere la rotta dettata dall’entusiasmo. «Entro fine anno riaprirà il Bar del Duomo», aveva esultato subito dopo aver siglato il contratto, dal quale era scomparsa la clausola che permetteva al Comune dorico di rientrare in possesso della struttura in qualsiasi momento. Un cavillo che a suo tempo l’aveva fatto retrocedere. Ora è tempo di riemergere. Non s’arrende: «Ce la metteremo tutta, per far partire il cantiere quanto prima».
Anni bui, che quasi vuol dimenticare. «Il passato è passato», sussurra.

Nel 2013 Ambrosio era subentrato alla precedente società, ma ancor prima di avviare i lavori di ristrutturazione s’era trovato di fronte al primo ostacolo: la Provincia aveva negato la sanatoria per una veranda installata trent’anni prima, ordinandone la demolizione. Nel 2016, il secondo intralcio: durante i sondaggi richiesti dalla Soprintendenza, dal sottosuolo erano affiorati i resti dell’antica chiesa che sorgeva sul colle Guasco nel XIII secolo. Non era finita: nel momento in cui si stava per firmare la convenzione, lo scorso luglio, aveva rispedito al mittente quel cavillo-capestro imposto dal Comune. Torna a ripetere, soprattutto a se stesso: «Il passato è passato». Rammenta, veloce, il cronoprogramma: «I lavori dovrebbero concludersi in sei-otto mesi. Per ferro e muratura, mi servono ditte forti». No, non retrocede d’un passo: «Mai. Inaugurerò entro l’anno, vedrete». Lo sguardo già torna a perdersi nell’Adriatico.

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