Ancona, i bus in buca. «Danni ai mezzi e tanti incubi per gli autisti»

Ancona, i bus in buca. «Danni ai mezzi e tanti incubi per gli autisti»
di Michele Rocchetti
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Domenica 20 Ottobre 2019, 06:25
ANCONA - Passeggeri sballottati da una parte all’altra degli autobus fino a cadere. Autisti costretti a procedere a passo d’uomo per non rischiare di danneggiare gravemente i mezzi o finire fuori strada. Autisti alle prese con problemi alla schiena a causa dei continui sobbalzi durante i turni di guida. E un capitolo spese per manutenzioni, riparazioni e lavori lievitato fino a 1,7 milioni (bilancio d’esercizio 2018), mezzo milione in più rispetto al budget dell’anno precedente. 

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Negli ultimi mesi il viaggio verso Candia della linea 33 è diventato un incubo tanto per l’utenza quanto per chi guida. Il motivo è la pesante deformazione del manto stradale su un lungo tratto di via Appennini dovuto allo smottamento del terreno. «Che quella di via Appennini sia un’area franosa è noto da tempo – fa sapere Andrea D’Inverno, delegato Rsu Filt Cgil - tanto che già alcuni anni fa il Comune era dovuto intervenire per ripristinare la strada. Il lavoro era anche venuto bene, solo che purtroppo la pioggia ha continuato a filtrare nel terreno che è tornato a cedere creando grossi avvallamenti sull’asfalto». 

Avvallamenti che stanno creando non pochi problemi. «Negli ultimi due mesi la situazione è precipitata – rivela D’Inverno - I solchi sono diventati talmente profondi che, per tentare di evitare cadute tra i passeggeri e danni ai mezzi, gli autisti sono obbligati a percorrere quel tratto a non più di 15-20 km all’ora. Anche perché quella è una strada con una grossa pendenza e piena di curve, quindi non è che puoi evitare le buche come si fa su un rettilineo, altrimenti rischi di andare fuori strada». Tutto ciò finisce tra l’altro per provocare ritardi nelle partenze dal capolinea di Bolignano.

«La situazione è diventata ormai insostenibile – afferma il delegato sindacale – tanto che abbiamo già chiesto all’azienda di studiare per la linea 33 un percorso alternativo, magari passando per via della Madonnetta, fintanto che il Comune non risolverà il problema, come era già stato fatto in occasione degli ultimi lavori». Ma quello di via Appennini non l’unico caso in cui lo stato delle strade mette a dura prova la resistenza di passeggeri, autisti e mezzi Conerobus. «Qualcosa il Comune ha fatto – ammette D’Inverno - Per esempio le strade per Varano e Montesicuro sono state risistemate. Però ci sono almeno altre dieci vie che necessitano di interventi urgenti, perché transitare lì è come passare su delle strade bombardate». I primi problemi i mezzi di Conerobus li trovano già all’uscita dal deposito, lungo il tratto di via Bocconi prima dell’incrocio con l’Asse. Il cahier de doléances prosegue poi salendo lungo via XXV Aprile e ridiscendendo su via Rodi, via Isonzo e via Piave. Nella zona Grazie–Piano-Stazione, messe molto male sono via Torresi, la parte finale del ponte della Ricostruzione verso piazza Ugo Bassi, via Cristoforo Colombo, per D’Inverno ormai quasi impraticabile, e la corsia preferenziale dall’altra parte della stazione. 

«Sono tutte strade fondamentali per Conerobus – sostiene il sindacalista – perché vi passano più linee sia urbane che extraurbane. Ma non si venga a dire che sono ridotte così per colpa degli autobus. Sulle autostrade passano milioni di camion. Non dovrebbero durare un giorno. La realtà è che se la strada è fatta bene l’asfalto dura. È inutile mettere toppe che resistono uno o due mesi. Bisognerebbe procedere sempre come si è fatto al Viale o sulla Flaminia, ripristinando l’intero tappetino». Da rifare completamente, per D’Inverno, ci sono anche via Sacripanti e la strada che da Montacuto va su fino al bivio per Portonovo. Intervenire sulle strade vuol dire, tra le altre cose, preservare i mezzi e la salute dei guidatori. 

«Il cattivo strato del manto stradale provoca ogni anno danni ai bus per decine di migliaia di euro», afferma il rappresentante sindacale. Infatti non si tratta semplicemente di ruote e sospensioni, ma i forti scossoni possono creare anche guasti ai tubi dell’olio, allo sterzo, al sistema di aria compressa per l’apertura delle porte, all’impianto dell’aria condizionata, che può perdere gas a causa della rottura dei raccordi. Tuttavia, come spiega il presidente di Conerobus, Muzio Papaveri, nella gran parte dei casi non si tratta di danni direttamente collegabili a un singolo evento come la caduta di una ruota in una buca, ma di rotture causate da un lento deterioramento. Quanto agli autisti, D’Inverno riferisce che diversi di loro accusano seri problemi alla schiena: «Nonostante i nuovi sedili siano molto più comodi dei vecchi, alcuni guidatori continuano ad avere dolori e questo molto probabilmente si deve ai continui sobbalzi che le loro schiene hanno dovuto sopportare in 20 o 30 anni di lavoro».
 
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