ANCONA - Un’altra messa alla prova revocata. Si va a processo per stalking ed estorsione. Non ha fatto sconti il Tribunale dei Minori al 18enne di origine rom arrestato nell’ottobre del 2020 dalla Squadra Mobile assieme ad altri ragazzi con l’accusa di aver minacciato e perseguitato dei coetanei (alcuni gravati da deficit cognitivi), tra botte e richieste di denaro. Al giovane, diventato maggiorenne da poco, il Tribunale di via Cavorchie aveva concesso un percorso di 18 mesi da passare in comunità per portare avanti attività rieducative.
L’annullamento della misura alternativa alla definizione del procedimento era sta stata chiesta dalla procura dopo la notizia dell’allontanamento non autorizzato del 18enne dalla comunità (si trova in Emilia Romagna) e la ripetuta positività ai test tossicologici. Ieri mattina, il giudice Laura Seveso ha deciso di revocare la messa alla prova. Dunque, il ragazzo dovrà affrontare un processo vero e proprio. È stata già fissata l’udienza: 15 febbraio 2022. Come chiesto dal difensore Michele Carluccio, si procederà con il rito abbreviato.
Storia fotocopia
Il 18enne rom sta seguendo lo stesso percorso di suo coetaneo anconetano, anche lui arrestato nell’ottobre del 2020 dalla polizia e a cui è stata annullata la messa alla prova. Il 7 dicembre, in abbreviato, è stato condannato a scontare due anni e otto mesi di reclusione per stalking ed estorsione. Altri due arrestati, minorenni all’epoca dei fatti contestati (tra il 2018 e il 2020), sono attualmente in comunità per proseguire la Map: uno dovrà percorrere un iter riabilitativo e rieducativo di 18 mesi, l’altro di 27. Un quinto componente della gang, l’unico maggiorenne all’epoca degli episodi di prepotenza contestati dalla procura, è già stato giudicato fino al secondo grado: tre anni e quattro mesi di reclusione, sempre per gli stessi reati che hanno guidato l’inchiesta della Squadra Mobile, iniziata dopo le denunce dei genitori dei ragazzi presi di mira. Ieri, in aula, era presente l’avvocato di un minore perseguitato, il legale Laura Versace.
Il giudizio
C’era anche il 18enne rom, nei confronti del quale il Tribunale ha ravvisato una volontà non seria di poter compiere un percorso di effettiva rieducazione all’interno di una comunità, data anche la positività frequente ai test tossicologici.