Rapina ad una studentessa, i bulli dalla comunità: «Non siamo stati noi a rubarle il cellulare, rimandateci a casa»

I due bulli sono accusati dalla polizia di aver rapinato una ragazza vicino a piazza Pertini
I due bulli sono accusati dalla polizia di aver rapinato una ragazza vicino a piazza Pertini
di Federica Serfilippi
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Martedì 1 Marzo 2022, 08:00

ANCONA - L’annullamento della misura cautelare o, in subordine, il rientro a casa con una serie di prescrizioni stabilite dal giudice. È quanto chiesto ieri al collegio del Tribunale del Riesame dai difensori dei due presunti baby rapinatori arrestati a metà febbraio dalla Squadra Mobile con l’accusa di aver scippato con violenza l’iPhone a una studentessa che si trovava a passare a Largo Donatori di Sangue. Attualmente, gli indagati (uno ha 16 anni e l’altro è neomaggiorenne) si trovano in comunità differenti: uno è a Bologna, l’altro a Pesaro.

 
Dopo la misura cautelare firmata dal gip Paola Mureddu, erano stati arrestati dalla polizia e trasferiti in un penitenziario minorile. Il successivo collocamento in comunità era stato deciso dopo l’interrogatorio di garanzia, durante il quale i due avevano rigettato gli addebiti, sostenendo di non essere nemmeno in centro il giorno della rapina, datata 30 novembre 2021. Ieri, le richieste dei difensori (gli avvocati Nicoletta Cardinali e Nicoletta Pelinga) per riportare i loro assistiti a casa, liberi da qualsiasi misura cautelare oppure con la sola permanenza domiciliare o una scala di prescrizioni, consistenti di solito in una serie di attività utili sotto l’aspetto formativo ed educativo. 
I legali hanno puntato soprattutto sull’assenza di gravi indizi di colpevolezza a carico dei due ragazzi, entrambi di origine nordafricana.

I giudici si sono riservati: nel giro di un paio di giorni dovrebbero decidere le sorti degli indagati per concorso in rapina.

Vittima era stata una studentessa di 18 anni: stava parlando al cellulare quando era scattato l’agguato. Stando alla procura, mentre uno da dietro copriva gli occhi alla vittima, l’altro la spintonava per prendergli l’iPhone. Il dispositivo non è mai stato ritrovato. Sul posto, subito dopo l’aggressione, erano giunti gli agenti della questura. Un testimone, per qualche metro, si era messo alla rincorsa dei due rapinatori, senza successo. Qualche giorno dopo lo stesso avrebbe intercettato uno dei due a bordo del bus, riconoscendolo come l’autore della rapina. Una testimonianza preziosa per i detective della Squadra Mobile che, per almeno due mesi, hanno lavorato per dare nome e cognome ai protagonisti della scena di violenza andata in onda in pieno centro, nell’ultimo periodo diventato troppo spesso il cuore delle azioni di baby gang o ragazzini in vena di vandalismi.

L’arresto ai danni del 16enne e del 18enne era avvenuto a poche ore di distanza dalle manette fatte scattare dai carabinieri nei confronti di un 17enne di origine nigeriana, destinatario di una misura cautelare in carcere. È accusato della rapina avvenuta lo scorso settembre nei bagni pubblici di piazza Roma, quando un ragazzo della sua stessa era stato derubato dello zaino dal cui interno erano spariti poco meno di 20 euro. Nell’interrogatorio, il 17enne arrestato aveva ammesso le sue responsabilità, sostenendo di aver voluto «fare il grosso» e di non essere riuscito, almeno al momento, a capire la gravità dell’episodio. «Ora, chiedo scusa, voglio rimediare» aveva detto al gip. 

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