Il bulletto si redime: 27 mesi con i disabili e lettera di scusa per ogni ragazzo preso di mira

Il procuratore Lebboroni e il capo della Mobile Pinto
Il procuratore Lebboroni e il capo della Mobile Pinto
di Federica Serfilippi
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Mercoledì 17 Febbraio 2021, 05:05

ANCONA -  Ventisette mesi di percorso rieducativo, diviso tra l’assistenza ai ragazzi disabili e un iter di riconciliazione con le vittime di stalking. È questo il contenuto della messa alla prova stabilito dal tribunale dei minori per il 18enne arrestato lo scorso ottobre assieme ad altri quattro ragazzi con l’accusa di aver perseguitato, tra il 2018 e il 2020, giovani vittime, alcune delle quali gravate da deficit psichici. La messa alla prova era già stata impartita ad altri tre imputati: due 17enni e un 16enne. Attualmente, i componenti del quartetto sono tutti relegati in comunità. 

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Ieri, il 18enne (era minore all’epoca dei fatti) ha partecipato all’udienza in collegamento streaming dalla struttura in cui si trova dopo esser uscito dal carcere.

Ha scritto una lettera di scuse per ognuno dei ragazzi che aveva preso di mira, tra atti persecutori ed episodi estorsivi. Tramite il difensore Silvia Pennucci, ha anche proposto un risarcimento alle vittime. I legali delle parti offese, Laura Versace e Arianna Benni, hanno rifiutato quanto prospettato, indicando al 18enne (prima dell’arresto domiciliato a Falconara) di devolvere la somma proposta a degli enti che si occupano di tutelare vittime di bullismo.

La decisione del collegio penale: l’imputato dovrà seguire un rigoroso percorso rieducativo in comunità, lungo ventisette mesi. In un questo lasso di tempo farà attività di volontariato con delle associazioni che si occupano dei ragazzi con disabilità e avvierà un percorso di riconciliazione delle vittime. Per gli altri tre imputati, il tribunale aveva stabilito un anno e mezzo di messa alla prova con attività di volontariato, programmi di giustizia riparativa e lezioni sulla legalità. Per il quinto arrestato, un 16enne, è arrivato l’atto di conclusione indagini.

Secondo la procura, i quattro che hanno definito la loro posizione avrebbero partecipato a episodi di pestaggi e minacce («Ti picchiamo e ti mettiamo dentro ai sacchi»; «Quando torni a casa trovi i tuoi genitori sgozzati»; «Ti picchiamo e ti mettiamo dentro quei sacchi»). Un 15enne sarebbe stato vittima di almeno 17 episodi estortivi, dall’euro ai dieci euro. A un 19enne, invece, stando al capo d’accusa, sarebbero stati sfilati i soldi sotto minaccia per ben 60 volte. 

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