Bonci, carta bianca dall’assessore: «Nomina l’impresa che ti pare...»

Bonci, carta bianca dall’assessore: «Nomina l’impresa che ti pare...»
5 Minuti di Lettura
Martedì 19 Novembre 2019, 06:55

ANCONA -  Ma davvero, come garantisce il sindaco, quello ideato dal geometra Simone Bonci a favore di un cartello di imprese amiche (e del proprio tornaconto) era un “sistemino” che non poteva essere immaginato né prevenuto perché basato su una truffa? Davvero le presunte malefatte del tecnico comunale ricostruite dalla Procura, che hanno portato Bonci a Montacuto e quattro imprenditori ai domiciliari, non potevano essere scongiurate con un minimo di diligenza nei controlli interni alla Direzione Manutenzioni del Comune? O non è che per caso in troppi, tra i suoi superiori, risalendo la filiera dei Lavori pubblici fino al responsabile politico, hanno tenuto una condotta disinvolta nell’affidare al geometra una sorta di carta bianca perché l’importante era fare presto con i cantieri dei lavori promessi alla città? 

«Dopo i Laghetti, si ricomincia». Così la cricca guardava avanti

Ancona, mazzette e appalti truccati in Comune: incentivo al geometra pochi giorni prima dell'arresto
 

Quest’ultima ipotesi è accreditata da alcune delle tante conversazioni captate dalle cimici e dalle spycam piazzate dalla Squadra Mobile di Ancona negli uffici comunali o registrate durante le intercettazioni telefoniche. Non solo perché si scopre che il geometra comunale ora accusato di corruzione aggravata e altri reati (abuso d’ufficio, truffa allo Stato, turbativa d’asta) sembrerebbe avesse libero accesso ai programmi informatici del settore usando le credenziali di superiori («Ronconi dà la password al mondo, questi la cambiano e quindi lui non la sa», dice il 30 aprile al collega Gabriele Gatti, ora indagato e precauzionalmente trasferito in un altro ufficio). 
Non solo perché pare che il geometra avesse l’abitudine di predisporre determine poi firmate dai superiori, per il gip Piermartini «senza alcuna preventiva verifica», come sarebbe avvenuto per i lavori contabilizzati per 40mila euro alla ditta Mafalda Costruzioni per il cimitero del Pinocchio, opere che secondo le accuse non sarebbero state mai realizzate.



Il sistema da “carta bianca” di cui avrebbe approfittato Bonci, usandolo per favorire le 4 imprese amiche con l’aggiudicazione diretta dei lavori senza rispettare il criterio di rotazione sarebbe stato favorito anche dal livello politico. In particolare dall’assessore Paolo Manarini, preoccupato nel marzo scorso che l’appalto per la riqualificazione dell’area dei Laghetti al Passetto, già in ritardo di mesi rispetto alla scadenza del 18 ottobre, non andasse oltre maggio. Il titolare dei Lavori Pubblici nella giunta Mancinelli, secondo la ricostruzione della Procura che lo ha indagato per abuso d’ufficio, truffa allo Stato e turbativa d’asta, cercava un escamotage per trovare fondi per sistemare la strada dietro il ristorante Il Passetto, realizzare un percorso pedonale e creare una piattaforma per i cassonetti dei rifiuti. Così Manarini rappresenta a Bonci la necessità di predisporre una determina in cui evidenziare che l’intervento doveva avere a oggetto la «messa in sicurezza accesso esterno alla piscina per i disabili», capitolo per cui il Comune aveva ancora una provvista, precisando che poi, fatta la determina, avrebbe dovuto “spezzettarla” in due appalti: uno sarebbe stato affidato dall’ingegner Calavalle a una ditta per l’asfaltatura della strada, mentre l’altro Bonci l’avrebbe potuto affidare a chi riteneva più opportuno. 

«Poi, dopo l’affidamento... a chi l’affidi?», chiede l’assessore al geometra, in una telefonata del 25 marzo. «Se dobbiamo spendere poco sicuramente a Tittarelli, che è un’impresa molto morigerata e ha già lavorato lì - risponde Bonci - se invece dovemo tappare la bocca a Procaccia... colosso... gli facciamo fare ‘sti lavori però li paghiamo de più». La risposta dell’assessore Manarini («Vabbè fai come te pare ... L’affidamento lo fai come te pare...») denota una piena fiducia nei confronti del geometra, anche se si raccomanda di regolarsi: «Stai con la mano leggera...».

Fiducia mal riposta, se è vero che poi Bonci chiama due ditte, la Tittarelli Francesco e la Duca Marco, due imprenditori ora ai domiciliari con l’accusa di averlo ricambiato con regali o promesse. Non passa un giorno, che Tittarelli è già convocato nell’ufficio di Bonci. Per convincerlo, visto che l’imprenditore non sembra interessato, lo invita a presentare un preventivo più alto del costo effettivo. «In questo lavoro c’è il pane, sono soldi subito e buoni», cerca di ingolosirlo il geometra.

Il “pane” c’era anche per Bonci, come si intuisce da un’altra conversazione intercettata il 19 aprile, in cui Bonci fa presente a Tittarelli che vorrebbe cambiare la porta blindata di casa perché aveva subito un furto, parla di un preventivo da 3.300 euro più Iva, e a un certo punto si lascia sfuggire che il preventivo lo avrebbe lasciato e avrebbe messo i 4.000 euro da qualche parte «per il disturbo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA