Blitz e terrore nei negozi: i bulli non hanno scampo in 2 (per ora) sono nei guai. Urla, insulti alle commesse e pipì nell’ascensore: ripresi dalle telecamere

Blitz e terrore nei negozi: i bulli non hanno scampo in 2 (per ora) sono nei guai. Urla, insulti alle commesse e pipì nell’ascensore: ripresi dalle telecamere
Blitz e terrore nei negozi: i bulli non hanno scampo in 2 (per ora) sono nei guai. ​Urla, insulti alle commesse e pipì nell’ascensore: ripresi dalle telecamere
di Emanuele Coppari
3 Minuti di Lettura
Lunedì 1 Novembre 2021, 02:35 - Ultimo aggiornamento: 2 Novembre, 08:27

ANCONA  - Loro erano i padroni del centro, si divertivano a fare irruzione nei negozi e seminare panico e danni. Strafottenti e senza freni, scambiavano pure i camerini per toilette. Chissà se avevano il ghigno dell’insolenza stampato in faccia nei video che li hanno ripresi e incastrati i bulli finiti sotto lo sguardo dei carabinieri. I volti in primo piano nei filmati dalla videosorveglianza sono quelli di due 19enni italiani e residenti in città ma originari della Nigeria e della Costa d’Avorio. Per i militari del Norm e della Compagnia di Ancona appartengono alla baby gang responsabile delle scorribande della scorsa estate in centro.


Di sicuro quella del 28 agosto, quando i ragazzini terribili - nel mirino dell’Arma è finito un gruppetto di 4-5 - si sono infilati dentro H&M in corso Garibaldi con il solo obiettivo di scatenare l’inferno. E ci sono riusciti alla grande a forza di gridare bestemmie, insultare i clienti e i dipendenti dello store, creare scompiglio in ogni angolo. Senza regole né pudore, qualcuno di loro si è messo a fare pipì in ascensore, per poi scappare a piedi per le vie del centro. Bulli, aggressivi ma non proprio scaltri. Il branco non ha fatto i conti con le telecamere della videosorveglianza e con i carabinieri. Gli investigatori, dopo aver acquisito i filmati ed ascoltato numerosi testimoni, si sono messi sulle loro tracce e sono riusciti ad identificare i due 19enni. Per loro è scattata la denuncia per il reato di molestie. Le indagini proseguono per dare un nome anche agli altri componenti della banda. I carabinieri hanno messo gli occhi su un gruppetto di 4 o 5 giovanotti.


Ma la scorsa estate entravano a frotte, anche in drappelli di 14-15 esagitati nei negozi, per provocare il caos e poi scappare prima dell’arrivo delle forze dell’ordine.

Raid fulminei, accompagnati da minacce alle commesse e insulti a chi capitava a tiro. I baby vandali si mettevano a correre sparpagliandosi nei vari reparti, afferravano t-shirt, felpe e pantaloni gettandoli sul pavimento senza pietà. Sfrontati e irrefrenabili. Entravano negli spogliatoi, magari anche nel tentativo di rubare qualche vestito. E prepotenti alla massima potenza. «Stai zitta, sei solo una femmina», si è sentita berciare in faccia una dipendente da uno spaccone. Quando gli ha risposto, quello l’ha pure minacciata con una frase del tipo: «Ci vediamo fuori, ti aspetto, non scappi». La catena di abbigliamento di corso Garibaldi era il bersaglio preferito. Il copione si ripeteva con angosciante regolarità: le orde di bulli facevano il finimondo, i responsabili dello store ogni volta si rivolgevano a polizia e carabinieri, ma poi all’arrivo delle divise i ragazzotti erano già scappati. 


Ora i bulli sono all’angolo. I carabinieri scavano per capire se sono gli stessi che giravano per il Corso lasciando tracce di terrore. L’altra moda era il tirassegno contro bar e negozi. «Ogni tanto passano qui davanti, raccolgono manciate di sassolini dalle fioriere del corso e li lanciano sulla vetrata», si era sfogata la responsabile di Terranova. Era andata pure peggio al titolare del bar La Piazzetta, preso a sassate solo perché si era permesso di allontanarli dal locale. «C’erano quattro minorenni seduti a bere analcolici, avevano alzato la voce così li ho esortati a fare più piano - aveva raccontato -. A un certo punto sono arrivati i loro amici, saranno stati in trenta. Li ho invitati ad andarsene, ma loro hanno reagito in malo modo: parolacce, insulti, poi si sono messi a lanciarmi dei sassi presi dalle fioriere». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA