Biglietto sola andata: il futuro dei giovani sempre più all’estero. Quando le città e le situazioni non attirano più

Biglietto sola andata: il futuro dei giovani sempre più all’estero
Biglietto sola andata: il futuro dei giovani sempre più all’estero
di Stefano Rispoli
4 Minuti di Lettura
Giovedì 23 Luglio 2020, 03:05

ANCONA  - Sì, viaggiare. Per un periodo o per sempre, dipende poi dal destino. Certo il futuro degli anconetani è in una terra straniera: lo dice il trend - in costante crescita - di chi riempie la valigia e se ne va all’estero per inseguire un lavoro, un amore o il sogno di una vita migliore. Il plotone di chi parte è sempre più nutrito: 1.259 persone (690 uomini e 569 donne) hanno abbandonato la provincia dorica nel 2018, secondo l’ultimo “Rapporto italiani nel mondo” elaborato dalla Fondazione Migrantes, l’organismo pastorale della Cei specializzato in materia, che, peraltro, fa riferimento ai soli iscritti all’Aire (l’anagrafe degli italiani residenti all’estero). I numeri reali sono più consistenti: è facile immaginare che gli emigrati dalla provincia siano ben più dei 39.362 registrati al 1° gennaio 2019, di cui quasi la metà vive in Argentina. Per la stessa ragione, i cittadini nati ad Ancona e residenti all’estero probabilmente sono più dei 7.608 (48% donne) che ad oggi risultano all’Ufficio Anagrafe del Comune, pari al 7,6% dei circa 100mila abitanti nel capoluogo. Il dato inconfutabile è che il numero di chi emigra è in progressiva crescita: da 733 nel 2015 si è passati a 927 nel 2016, a 985 nel 2017 fino al record di 1.259 partenze nel 2018. Quasi 4mila persone hanno optato per l’estero nell’arco dell’ultimo quadriennio, + 72%: impressionante, la provincia si sta spopolando. Che poi siano tutti “cervelli” in fuga, è un’altra storia. Ma la quota dei giovani che salutano mamma e papà per tentare la sorte fuori dall’Italia è in espansione: il 20% di chi parte è under14, l’11% ha tra i 15 e i 24 anni, il 32% tra i 25 e i 34 anni. Ad ogni modo, non è tutta colpa della globalizzazione. 

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Forse, è proprio Ancona che non attira più. Secondo i dati ottenuti dal consigliere comunale Marco Ausili (Lega-Mns) con un accesso agli atti dell’ufficio Anagrafe, nell’ultimo triennio l’8% dei giovani tra i 18 e i 30 anni hanno lasciato la città, 1.023 su 12.757, anche se in larga maggioranza sono rimasti in Italia: è comunque un segnale preoccupante dello scarso fascino del capoluogo, che peraltro contribuisce all’invecchiamento della popolazione. Ma anche loro, i “diversamente giovani”, rompono sempre più col passato, incluso chi sceglie di godersi la pensione in Sudamerica o ai Caraibi. Non a caso, tra le destinazioni preferite del 2018 ci sono l’Argentina (8%) e il Brasile (4%), mentre il 19% degli anconetani con la valigia ha optato per l’Inghilterra, il 13% per la Francia, il 10% per la Germania e il 9% per la Svizzera. Meno quotate la Spagna (5%), gli Stati Uniti e il Belgio (3%). Poi c’è il resto del mondo: un 22% dei migranti dorici che si divide tra i vari continenti.

La fuga all’estero è un fenomeno conclamato: dal 2009 nella nostra regione, come in Italia, gli espatri superano stabilmente i rimpatri, come non accadeva dagli anni ’60. Crisi economica, disoccupazione, necessità di guadagnare di più, ma anche pensioni sempre più povere: fattori che incidono sul fenomeno migratorio che nell’Anconetano è più marcato rispetto al resto della regione.

La provincia dorica con le sue 1.259 partenze nel 2018 resta al primo posto, davanti a Macerata (932), Pesaro-Urbino (755), Fermo (476) e Ascoli (372). Su un totale di 3.794 marchigiani espatriati (45% donne), il 33% viveva nel capoluogo o in provincia. Tra l’altro, Ancona è il 9° Comune con più di 100mila abitanti per incidenza di emigrati, davanti a metropoli come Milano, Torino e Napoli. Considerando il solo territorio comunale, si sono trasferiti all’estero 1.121 residenti dal 2015 e 99 dall’inizio dell’anno: senza il lockdown, sarebbero stati anche di più. 

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