ANCONA - «Sono entrati nel negozio di pomeriggio. Erano in cinque e si sono infilati dietro la vetrina. A quel punto hanno spogliato il manichino della giacca e sono scappati con il “bottino” nonostante li avessimo visti perfettamente perché eravamo davanti a loro». È il racconto di Alice Zecca, responsabile di un grande negozio di abbigliamento lungo corso Garibaldi.
Denuncia una situazione ormai esasperata per via dei continui furti o tentati tali da parte dei ragazzi terribili. «Non si fanno problemi nonostante in negozio siamo sempre in tre o quattro dipendenti. Loro si tolgono le mascherine e, a muso duro, vengono sotto con aria di sfida. Minacciano e insultano. So che in un negozio qui vicino sono entrati nei camerini e hanno fatto pipì». Alice conosce bene i volti di queste persone. «Parliamo sempre degli stessi. Addirittura una volta uno di loro è entrato senza indossare la mascherina, a quel punto l’ho ripreso e lui, senza farsi troppi problemi, mi ha risposto che era venuto per rubare e che non dovevo rompere il c…».
Alice, oltre alle bande giovanili, ha sempre avuto al lavoro questo genere di problemi: «Una volta ho corso dietro ad una ladra rom che aveva rubato una maglietta. Poi ho chiamato i carabinieri ma loro mi hanno detto che non avrei dovuto rischiare così tanto per cinquanta euro di vestiti. Solo quest’anno ho fatto tre denunce ma sappiamo già che tanto resterà lettera morta. Non è più possibile andare avanti così».
Lavorare al pubblico in questo periodo è tutt’altro che semplice: «Questi ragazzini non vanno a rubare da Gisa o da Coltorti, perché pensano che commettere un furto in un negozio con prodotti “low cost” sia meno grave.
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