ANCONA E adesso tocca agli altri. I carabinieri non si fermano ai due 19enni identificati grazie alle immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza e ai racconti di chi ha avuto la sfortuna di incrociarli tra le scansie del negozio di abbigliamento, e denunciati per molestie.
Le indagini proseguono per dare altri volti e altri nomi al branco che la scorsa estate ha tenuto sotto scacco il Corso. Intanto quelli, almeno due o tre, che insieme ai due giovanotti di nazionalità italiana ma di origine africana hanno fatto a più riprese irruzione da H&M per urlare bestemmie, insultate le commesse, buttare a terra e calpestare vestiti, spaventare i clienti e fare pipì nell’ascensore.
La banda
E potrebbero essere gli stessi che poi allargavano il raggio d’azione delle scorribande sul Corso, facendo il tirassegno sulle vetrine dei negozi e prendendo a sassate gli operatori che provavano a chiedere di non gridare e poi si arrendevano davanti all’orda di ragazzini esagitati che si ammucchiavano anche a gruppi di trenta. A volte i bersagli del lancio di pietre diventavano gli autobus. Nel campionario dei bulli c’erano anche furti e atti di teppismo: un drappello ha dato fuoco al tavolo di una pizzeria in corso Garibaldi. Carabinieri e polizia hanno arricchito le banche dati con decine di nominativi.
Una quarantina nei tre mesi d’estate gli adolescenti ribelli che sono stati denunciati per ubriachezza o per danneggiamenti. Non è facile individuare responsabilità e far scattare sanzioni nel mondo sfrangiato dei ragazzini terribili che si muovono in drappelli separati. E accendono lampi di violenza in centro, come le maxi risse che hanno sferzato di tensione piazza del Papa.
Ma il cerchio delle forze dell’ordine comincia a stringersi.