Lascia la comunità: in carcere il baby bullo rom che terrorizzava anche un disabile

Lascia la comunità: in carcere il baby bullo che terrorizzava anche un disabile
Lascia la comunità: in carcere il baby bullo che terrorizzava anche un disabile
di Federica Serfilippi
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Giovedì 23 Giugno 2022, 11:40 - Ultimo aggiornamento: 11:44

ANCONA - Abbandona la comunità, il giudice minorile gli revoca la messa alla prova e viene condannato. Tre anni la pena stabilita in abbreviato per il 17enne di origine rom arrestato nell’ottobre del 2020 dalla Squadra Mobile, assieme ad altri ragazzi, con l’accusa di aver tartassato un gruppetto di giovani, alcuni dei quali gravati da deficit cognitivi, tra percosse, minacce e richieste di denaro. Due le accuse: estorsione e stalking. La sospensione condizionale della pena è subordinata alla realizzazione di un percorso di volontariato che, come chiesto dallo stesso imputato, verrà intrapreso alla Caritas

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L’udienza 

La sentenza è stata emessa nella stessa udienza nel corso della quale, su richiesta della procura minorile, il giudice ha revocato la messa alla prova che era stata concessa al 17enne per i reati per cui è stato punito. Al 17enne, difeso dall’avvocato Michele Carluccio, il Tribunale di via Cavorchie aveva infatti concesso un percorso di 18 mesi da passare in comunità per portare avanti attività rieducative. È successo che nei mesi scorsi, quando aveva ormai superato metà percorso, il minore ha abbandonato la struttura comunitaria (si trova in provincia di Pesaro-Urbino) dove era stato collocato. Di fatto, dunque, ha interrotto volontariamente la Map che gli era stata concessa. Per la difesa, avrebbe lasciato la comunità per problemi di salute non risolvibili lontano dalla sua città, Ancona. 
Nell’ambito dello stesso procedimento, aperto per atti persecutori ed estorsivi commessi tra l’estate del 2018 e del 2020, si tratta della terza messa alla prova revocata e, quindi, della terza condanna emessa.

Prima del 17enne, erano finiti nei guai altri due ragazzi, anche loro arrestati nell’ottobre del 2020: un 18enne di origine rom ha subito una pena di due anni e venti mesi di reclusione, con la sospensione condizionale della pena subordinata all’esecuzione di un percorso riabilitativo che dovranno predisporre i Servizi sociali. Due anni e otto mesi la condanna che il Tribunale ha stabilito per un 19enne anconetano. In pratica, dei quattro arrestati, ne è rimasto solamente uno in comunità. Si tratta di un quasi 20enne di origine rom che sta affrontando un percorso di messa alla prova della durata di 27 mesi. In buona sostanza, almeno finora, tre Map sono fallite. Per quanto riguarda il 17enne, l’ultimo in ordine di tempo ad essere condannato dal tribunale, avrebbe tartassato – in combutta con alcuni complici – almeno due ragazzi minorenni all’epoca dei fatti, e sostenuti nel corso del procedimento dagli avvocati Laura Versace e Arianna Benni. Le vittime sono state anche parzialmente risarcite dal minorenne finito alla sbarra. In particolare, l’imputato avrebbe intimorito per almeno 17 volte un 17enne con problemi cognitivi, chiedendogli soldi: da un minimo di un euro a un massimo di 10. Il tutto, dice la procura, sotto costante minaccia: «Ti spaccio la faccia», «Ti tiro un pugno che ti rientrano naso e denti». 

I complici

Inoltre, l’imputato avrebbe spalleggiato dei complici per perseguitare sia il 17enne che un ragazzo che ha ormai compiuto la maggiore età. Ci sarebbero state percosse, minacce con il gesto del taglio della gola e la pronuncia di frasi intimidatorie del tipo: «Ti picchiamo e ti mettiamo dentro a quei sacchi». Alcuni episodi si sarebbero verificati in varie aree pubbliche della città, altri al di fuori della scuola Podesti Calzecchi Onesti di Passo Varano, frequentata all’epoca dei fatti da alcuni coinvolti nell’inchiesta della Squadra Mobile. 

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