I baby bulli falsi pentiti: in fuga dalla comunità per picchiare e rapinare

La procuratrice dei minori Lebboroni
La procuratrice dei minori Lebboroni
di Federica Serfilippi
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Giovedì 23 Settembre 2021, 05:25 - Ultimo aggiornamento: 14:46

ANCONA - Uno ha abbandonato la comunità e non vi ha fatto più ritorno. Un altro è uscito dalla struttura, ha partecipato alla rapina e al pestaggio di due ragazzi, e poi è rientrato come se nulla fosse. Su entrambi era pendente un programma di messa alla prova per “espiare” i reati di stalking ed estorsione.

Si erano detti pentiti, ottenendo la possibilità di schivare un processo e una condanna seguendo un percorso di ravvedimento.

Invece sembrano non finire mai i guai commessi dai due giovani (il primo, anconetano, ha 18 anni, l’altro rom di 19 residente a Falconara) arrestati dalla Squadra Mobile nell’ottobre del 2020 con l’accusa di aver tormentato, tra minacce, botte e richieste di denaro, un gruppo di ragazzi, alcuni dei quali gravati da deficit psichici.


Erano minorenni
All’epoca dei fatti (tra il 2018 e lo scorso anno) vittime e stalker erano minorenni. Il 18enne e il 19enne erano finiti in manette con altri tre presunti complici, di cui uno maggiorenne per cui si è già espresso l’appello con la conferma della condanna a tre anni e quattro mesi di reclusione. A quattro componenti del gruppetto, il giudice del Tribunale dei minori ha concesso la messa alla prova, iniziata per tutti lo scorso inverno in comunità differenti, tra iter riabilitativi, percorsi di giustizia riparativa, il lavoro a contatto con i disabili, un tentativo di riconciliazione con le vittime. Almeno per ora, per due, non sembrano essere emerse criticità. Per altrettanti, invece, la procura ha chiesto l’altro giorno in udienza la revoca della messa alla prova e gli arresti domiciliari da scontare in comunità, in attesa che il fascicolo possa tornare all’udienza preliminare. Il giudice ha deciso di sospendere il procedimento e rinviare ogni decisione al 19 ottobre. Ma cosa ha portato la procura coordinata dalla dottoressa Giovanna Lebboroni a chiedere la revoca della misura alternativa alla definizione del procedimento? Per quanto riguarda il 18enne anconetano, il ragazzo lo scorso agosto ha abbandonato la comunità (si trova in provincia di Pesaro-Urbino) e non è più rientrato.


Non ha legato
Questo perché, stando alla difesa, il giovane non avrebbe instaurato un legame positivo con gli operatori. Un ambiente non propizio, dunque, per portare avanti la messa alla prova della durata di 18 mesi. È stato chiesto dai difensori di poter continuare il programma a casa oppure in una comunità di Ancona. Istanza che non ha trovato d’accordo l’avvocato Laura Versace, in rappresentanza di una vittima. Il giudice, prima di rinviare al 19 ottobre, ha dato mandato ai servizi sociali di predisporre un programma rieducativo più incisivo rispetto a quello varato in precedenza, con attività di volontariato e percorsi formativi/lavorativi da compiere in una comunità fuori dal capoluogo dorico, come chiesto dal legale Versace. A rischio il percorso di messa alla prova anche per il 19enne per il quale era stato stabilito un periodo di recupero di 27 mesi in una comunità del Pesarese. Da quanto contestato, il ragazzo ha partecipato (con altri complici) alla rapina e al pestaggio avvenuti a Fano nel pomeriggio dello scorso 8 maggio. Allora, due giovani – stando alle accuse – erano stati circondati e picchiati. Uno era stato deriso perché portava lo smalto nero alle unghie. L’amico era intervenuto per difenderlo, finendo poi in ospedale per la frattura del setto nasale, con una prognosi di 30 giorni. Erano spariti anche un cellulare e un marsupio. A fine giugno le indagini della polizia hanno permesso di identificare gli aggressori, otto in tutto. Nel gruppetto, anche il 19enne rom, assistito dall’avvocato Silvia Pennucci. «Gli impegni di cambiamento cui il ragazzo aveva originariamente aderito con l’istanza della messa alla prova debbano considerarsi totalmente venuti meno» ha scritto la dottoressa Lebboroni nel provvedimento in cui chiede di stoppare il programma rieducativo. Il procedimento è stato sospeso anche per lui. Il giudice, tra meno di mese, deciderà le sorti dei due ragazzi. 

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