Aumenti per medici e infermieri
Non saranno più i meno pagati

Aumenti per medici e infermieri Non saranno più i meno pagati
di Lorenzo Sconocchini
4 Minuti di Lettura
Sabato 26 Maggio 2018, 05:15
ANCONA - Medici, infermieri, operatori sociosanitari e amministrativi degli Ospedali Riuniti di Ancona non saranno più i parenti poveri della sanità marchigiana e i loro stipendi verranno allineati agli standard nazionali. Colmando un gap che durava ormai da 15 anni, la Regione Marche e l’azienda ospedaliero-universitaria hanno concluso l’iter che consentirà di ricostituire i fondi contrattuali degli Ospedali Riuniti, con effetti positivi sui redditi di circa 3.200 dipendenti nel triennio 2015-‘18.

 

Il percorso si è concluso proprio l’altro ieri quando l’azienda, recependo le indicazioni del ministero dell’Economia e finanza e del collegio sindacale, ha assunto gli atti formali che sono la base giuridica e contabile per procedere alla ricostruzione dei fondi, trovando la loro copertura finanziaria nei bilanci di periodo. Il nuovo assetto contrattuale permetterà di rivalutare, per la dirigenza medica, l’indennità di posizione di circa il 15%, con un riallineamento ai valori medi regionali e nazionali. Anche nell’area comparto le disparità con altri lavoratori della sanità marchigiana verranno sanate aumentando il fondo fasce di un importo tale da ricondurlo nella media delle altre aziende ospedaliere e sanitarie, così come il fondo per il disagio (che raccoglie straordinari e indennità varie) subisce una significativa integrazione.

Non ballano somme da capogiro, ma la differenza in busta paga scavava un solco inaccettabile tra i lavoratori della cittadella sanitaria di Torrette e del Salesi e tutti i colleghi del servizio sanitario marchigiano. Quando il nuovo corso andrà a regime, circa 600 medici dell’area dirigenza medica degli Ospedali Riuniti guadagneranno quasi 1.200 euro in più l’anno, grazie agli aumenti del fondo posizione (variazione pro capite da 15.890 euro a 16.966), del fondo risultato (da 1.261 a 1.306 euro) e del fondo trattamento accessorio (che passa da 2.366 a 2.459 euro). Più articolata la situazione dell’area Comparto, che raduna circa 2.600 dipendenti tra infermieri, operatori socio sanitari, ausiliari e amministrativi. Circa 350 di loro, in base a una graduatoria che tiene conto anche dell’anzianità di servizio, guadagneranno più o meno 100 euro lordi mensili in più grazie alla ricostruzione del fondo fasce, che sarà rimpinguato in modo tale da consentire un aumento della quota pro capite da 2.949 a 3.089 euro, mentre altri 50 euro annui verranno, per tutti i dipendenti dell’area Comparto, una tantum dall’aumento del fondo produttività, che sale da 722 a 732 euro pro capite. Variazioni minime sono attese per il fondo trattamento accessorio, per il quale è prevista una detrazione per il recupero di splafonamenti del passato.
Un anno e mezzo di iter
Gli aumenti non si vedranno già dalle prossime buste paga. «Nelle settimane a venire - spiega la Regione in una nota - seguiranno gli atti che la legge prevede per la materiale erogazione dei trattamenti (certificazione del Collegio Sindacale e atti conseguenti) in modo tale da poter considerare definitivamente concluso l’iter avviato ormai un anno e mezzo fa». 
«Non regaliamo un solo euro, sia chiaro, riconosciamo soltanto dei diritti», ha spiegato ieri il governatore Luca Ceriscioli, concedendosi un tocco d’ironia quando qualcuno in platea, nella conferenza stampa di presentazione del nuovo assetto contrattuale, gli ha chiesto che fine faranno gli arretrati maturati dal 2004 al 2015. «Su quelli ci sarà presto una conferenza stampa di Spacca», ha detto il presidente della Regione, rivendicando con una battuta il cambio di passo rispetto alla precedente giunta regionale nell’affrontare un problema, quello della sperequazione nel trattamento economico accessorio del personale di Torrette, nota da almeno 15 anni nel sistema sanitario regionale.
Il retaggio del passato
Le buste paga più leggere agli Ospedali Riuniti di Ancona erano il retaggio di come s’è sedimentata nel tempo l’azienda ospedaliera universitaria, nata il primo gennaio del 2004 da fusioni e scorpori successivi, come ha ricordato il direttore generale Michele Caporossi. Prima, nel ‘95, s’erano sganciati dall’Usl 12 gli ospedali Lancisi e Salesi, poi nel ‘97 venne scorporato anche l’Umberto I e infine, sette anni dopo, ci fu l’incorporazione di Salesi e Lancisi nell’azienda ospedaliera universitaria Umberto I. Ma alla crescita dei servizi non è seguita l’implementazione della dotazione organica e dei relativi fondi contrattuali, arrivando al paradosso di una sperequazione retributiva verso il basso del personale dell’azienda sanitaria regionale più specializzata. «Ci sono stati diversi modi di applicare le normative sui contratti - ha spiegato il Dg Caporossi - con interpretazioni tali per cui si è determinata una situazione di disparità, più marcata per le figure professionali come le dirigenze mediche. Ora rimediamo a un’ingiustizia».
© RIPRODUZIONE RISERVATA