Assi dello sport aggiustati e mani riattaccate per magia: Torrette più forte del Covid

Assi dello sport aggiustati e mani riattaccate per magia: Torrette più forte del Covid
Assi dello sport aggiustati e mani riattaccate per magia: Torrette più forte del Covid
di Maria Cristina Benedetti
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Domenica 7 Febbraio 2021, 05:50

ANCONA  - Oltre a lavorare senza sosta nei reparti blindati dai rituali del Covid, a Torrette si continua a curare, a rimettere in piedi campioni. Il denominatore comune tra l’astro del volley Davide Gardini e un noto calciatore di serie A, del quale per via dei contratti societari e del peso dei procuratori è rimasta segreta l’identità, è in questa struttura-satellite, baricentrica tra Ancona e Palombina.

Sono passati, entrambi, sotto la lente di Antonio Dello Russo. Lui è l’aritmologo dei top player, delle stelle del ciclismo e degli atleti di tutta Italia.

Il prof ha scelto Ancona, gli Ospedali Riuniti, spostandosi dal centro di eccellenza del Monzino, il famoso cardiologico di Milano. 


Quando arrivò, il direttore generale Michele Caporossi non ebbe dubbi: «Così completiamo il quadro: siamo il primo centro cardiovascolare pubblico in Italia». Anche il super campione delle due ruote Valentino Rossi per rimettersi in pista s’è affidato a Raffaele Pascarella, direttore dell’Unità operativa di Ortopedia e Traumatologia. Che nel settembre 2017 gli ricompose la frattura a tibia e perone, dopo una brutta caduta. Il “Dottore” tre settimane dopo tornò a correre a 300 all’ora. Recuperi-lampo, come quello dell’altro pilota motociclistico Francesco Bagnaia, operato nell’agosto 2020: a un mese dall’intervento alla tibia tornò a gareggiare centrando un secondo posto nel Gp di Misano. Al suo fianco c’era sempre Pascarella che, nel piano delle performance nell’anno nero del Covid, è arrivato a 950 interventi, abbassando, per causa di forza maggiore, la media dell’anno prima: 1.200, per traumi complessi. Di quelli, per intendersi, da cinque-sei fratture che giungono qui da tutte le Marche in volo con l’eliambulanza. Prima di Pascarella e dell’istituzione del trauma center se ne contavano appena 300, di quelle imprese da record. Un’eccellenza da tot di gamma eguagliata dal mago delle mani, Michele Riccio, che in un anno ha messo insieme 1.200 operazioni, delle quali almeno 500 in urgenza. 


Ma è nei numeri della consuetudine di questo ingranaggio sanitario che i picchi del prestigio si convertono in qualità. Di tutti i giorni. «Impossibile negare la contrazione dei dati, la gestione della pandemia l’ha reso un passaggio inevitabile». Antonello Maraldo, direttore amministrativo, guida alla lettura ragionata delle cifre. «È inutile e dagli effetti prevedibili la comparazione con il 2019. Quel che conta è osservare l’andamento nei cinque anni». E via con la slide dell’attività ambulatoriale, dove appare evidente la tenuta: nel 2015 erano 4.938.608 le prestazioni, nel 2020 appena un po’ meno, 4.931.626. Con i reparti convertiti alla causa del Coronavirus un -20% rispetto all’anno prima. Un prezzo pagato ancora più caro alla voce “numero degli interventi chirurgici”: i 17.368 dell’anno scorso facevano dimenticare i 22.951 del 2015 e i 22.922 del 2019. Meno 5.554 nei dodici mesi più roventi, a memoria d’uomo. «Il blocco operatorio - cerca la quadra il direttore - durante la prima ondata della pandemia ha dovuto fare un passo indietro importante a favore della terapia intensiva. Cosa che non abbiamo ripetuto da settembre a oggi». 


Nel documento degli Stati Generali dell’Azienda ospedaliera, dal titolo beneaugurante «Alla prova del presente e del futuro», c’è un grafico che racchiude il senso di questa storia che pretende d’essere letta in chiave regionale. Anzi due. Il primo, che narra il crollo dei ricoveri ordinari, che dai 33.761 del 2019 sono scivolati ai 27.740 dell’anno scorso. Il secondo che ne indica il peso medio: dall’1,67 del 2015 è lievitato all’1,84 del 2020. Indici che sono frutto di un algoritmo, uno schema sistematico di calcolo, per stabilirne la complessità. Quindi, tornando alla lettura ragionata suggerita da Maraldo, ecco che alla riduzione forzata dell’attività non ha corrisposto il crollo del livello delle prestazioni. Si rimettono in piedi campioni. E non solo.

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