Ancona, traffico di rifiuti speciali, in 21 rischiano il processo: tra loro imprenditori, un ex sindaco e un funzionario della Provincia

Ancona, traffico di rifiuti speciali, in 21 rischiano il processo: tra loro imprenditori, un ex sindaco e un funzionario della Provincia
di Federica Serfilippi
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Giovedì 25 Maggio 2023, 08:14 - Ultimo aggiornamento: 12:27

ANCONA - Traffico illecito di rifiuti speciali: in 21 rischiano di finire a processo. L’udienza preliminare davanti al gup Paola Moscaroli è in corso per 16 persone e 5 aziende. Nel primo gruppo rientrano soprattutto imprenditori dell’Anconetano e del Maceratese, ma anche un funzionario della Provincia e l’ex sindaco di Arcevia, Andrea Bomprezzi. A vario titolo, la procura contesta i reati di traffico illecito di rifiuti, falsità in registri e notificazioni, combustione illecita di rifiuti, furto e corruzione

L’udienza

Nell’udienza che si è tenuta martedì, il giudice ha ammesso le parti civili: Wwf, Italia Nostra, Unione Nazionale Consumatori, Comune di Arcevia e Comune di Fabriano. Il giudice ha rinviato il procedimento al 12 settembre. Qualche imputato ha già preannunciato l’intenzione di procedere con riti alternativi: patteggiamento o abbreviato. Il processo nasce dalla maxi inchiesta coordinata dai carabinieri forestali ed esplosa nel 2020 con il nome Fango & Cash. La base accusatoria: il conferimento di rifiuti speciali in siti non autorizzati a partire dal 2013. Stando a quanto ravvisato dalla procura, almeno 500mila tonnellate di rifiuti da demolizione, terrosi, organici e alcuni anche contaminati, sarebbero stati occultati nelle cave di Fabriano, Arcevia e altri siti non idonei. Si trattava di scorie provenienti da oltre 50 cantieri nelle province di Ancona e Macerata. 
L’abbattimento dei costi
Il conferimento non autorizzato, in alcuni casi, sarebbe avvenuto anche attraverso la falsificazione di formulari di trasporto e conseguentemente dei registri di carico/scarico. Lo smaltimento illecito dei rifiuti, per la procura, avrebbe consentito un abbattimento dei costi. Il capo d’imputazione parla di un ingiusto profitto attorno ai 5 milioni di euro. A giostrare, per l’accusa, l’attività illecita sarebbero stati principalmente due imprenditori della Vallesina, attivi nel campo della gestione e della lavorazione delle scorie terrose e da demolizione. 
La procura contesta all’ex sindaco un episodio di furto in concorso: l’aver consentito ai due imprenditori di lavorare nella cava di Arcevia (località Madonna delle Grazie) tra il 2018 e il 2019, quando tale area era sottoposta a pignoramento.

Ciò, avrebbe consentito di prelevare circa 18.400 metri cubi di calcare stratificato, deteriorando il sito e modificando lo stato dei luoghi. Per quanto riguarda la corruzione, è coinvolto un funzionario della Provincia: per l’accusa avrebbe omesso di eseguire i controlli sugli scavi abusivi eseguiti nella cava di Fabriano. Chiudendo un occhio, avrebbe ricevuto - dice la procura - soldi. Le parti civili sono sostenute dagli avvocati Tommaso Rossi, Corrado Canafoglia e Gabriele Galeazzi.

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