ANCONA - Le ha messo in mano tutti i suoi risparmi e anche i ricordi di una vita: fedi nuziali, catenine d’oro, gioielli. Si è fidato ciecamente di quella ragazza dal viso apparentemente pulito, sedicente amica del nipote. Che nipote non era: al telefono c’era un’altra persona, un farabutto che ha approfittato dell’ingenuità dell’anziano, un novantenne anconetano, per spedirgli a casa una complice a ritirare soldi e preziosi, come fosse un bancomat da prosciugare. Il nonnino è caduto nel tranello.
Se n’è reso conto solo la sera, a distanza di diverse ore dalla visita ricevuta, quando ha vinto il senso di vergogna che abitualmente attanaglia le vittime e si è confidato con i parenti. I quali, subito, hanno chiamato il numero unico d’emergenza 112. Erano quasi le 11 di sera. Chissà che fine hanno fatto, nel frattempo, i malfattori. Il raggiro è stato consumato lunedì in via Corinaldo. All’ora di pranzo il novantenne ha ricevuto una chiamata al numero fisso. «Pronto nonno, sono tuo nipote! Sono nei guai, ho bisogno di soldi altrimenti il giudice mi manda in galera!». Più o meno è questo il contenuto della conversazione. L’anziano ha cominciato a balbettare e a tremare dalla paura. Davvero pensava che all’altro capo del telefono ci fosse il nipote. Non ricorda con quale scusa l’impostore l’abbia beffato, se ha parlato di un incidente o di guai con la giustizia. L’unica cosa che sa con certezza è che al nipote serviva denaro immediato per evitare di finire in carcere, a titolo di cauzione, istituto che nell’ordinamento giuridico italiano non esiste, ma di cui si sente spesso parlare nei film hollywoodiani.