Alì racconta la sua fuga a piedi dall'Afghanistan dei talebani: «Adesso ho paura per i miei cugini»

Alì racconta la sua fuga a piedi dall'Afghanistan dei talebani: «Adesso ho paura per i miei cugini»
Alì racconta la sua fuga a piedi dall'Afghanistan dei talebani: «Adesso ho paura per i miei cugini»
di Massimiliano Petrilli
3 Minuti di Lettura
Venerdì 20 Agosto 2021, 08:33

ANCONA - La fuga a piedi dall’Afghanistan dei talebani. L’imbarco clandestino aggrappato alle ruote di un Tir per una città italiana mai sentita prima. La vita in comunità dopo essere stato fermato dai militari all’uscita del porto dorico. I tanti lavori, dalle ore infinite in un call center al giardiniere e come addetto di un supermercato, fino al sogno di aprire una propria attività. E ora la gioia di diventare padre. Tante vite in pochi anni per Ali Sarwary Ramzan, afgano di 39 anni (in base a quanto gli ha detto la mamma, mentre nei nuovi documenti è segnato il 1988 come anno di nascita), titolare da otto anni di “Zahra fresh point”, il locale di via Matteotti dove poter degustare estratti e frullati.

Dietro il bancone Alì lavora tutti i giorni «sabato e domenica compresi» precisa, ma da alcuni giorni tra le mura sono (ri)comparsi i fantasmi dei talebani e la fuga lunga oltre 5mila chilometri. «Ho pochi ricordi di allora, negli anni Novanta ero piccolo - afferma - ma mio padre, come mi ha raccontato mamma, è stato ucciso da quegli uomini. Ora ho davvero molta paura per i miei cugini rimasti in Afghanistan. Non ho loro notizie né mia madre, che vive in Pakistan, è riuscita a mettersi in contatto con loro». Il Pakistan è stata la prima tappa della fuga durata oltre sei mesi di Alì. «Da lì, dopo aver fatto alcuni lavoretti e messo da parte un po’ di soldi, sono partito a piedi verso l’Iran e la Turchi fino ad arrivare in Grecia, a Patrasso. 

L’aggancio

Al porto sono riuscito ad agganciarmi alle ruote di un camion che si è poi imbarcato».

Probabilmente neanche conosceva la destinazione finale di quel viaggio, sapeva solo che sarebbe arrivato in Italia. «Dopo l’attracco sono risalito sul camion che però si è fermato in un piazzale - ricorda Alì - Allora sono sceso e a piedi mi sono diretto verso il centro dell città». Ma al varco doganale è stato fermato dalle forze di polizia. Senza documenti è stato ospitato prima in un centro di accoglienza per profughi, poi in un altro. «Sono andato a scuola e ho imparato la vostra lingua - racconta il commerciante - poi ho iniziato a fare alcuni lavori. Il primo è stato in un call center dove gli stranieri venivano per telefonare alle loro famiglie. Lavoravo sedici ore al giorno per 20 euro. Dopo aver fatto il giardiniere ho lavorato per cinque anni in un supermercato, ma il contratto indeterminato non arrivava mai e alla fine me ne sono andato». La nuova vita? «Questo locale, uno dei primi in città ad offrire estratti e frullati - afferma con orgoglio - sapevo di avere l’idea giusta e i miei prodotti piacciono e ho tanti clienti anconetani». A dicembre è stato raggiunto in città da sua moglie e «tra pochi mesi diventerò papà» afferma emozionato. Una nuova curva nella vita di Alì partito a piedi dall’Afghanista per fuggire ai talebani.

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