ANCONA - La fuga a piedi dall’Afghanistan dei talebani. L’imbarco clandestino aggrappato alle ruote di un Tir per una città italiana mai sentita prima. La vita in comunità dopo essere stato fermato dai militari all’uscita del porto dorico. I tanti lavori, dalle ore infinite in un call center al giardiniere e come addetto di un supermercato, fino al sogno di aprire una propria attività. E ora la gioia di diventare padre. Tante vite in pochi anni per Ali Sarwary Ramzan, afgano di 39 anni (in base a quanto gli ha detto la mamma, mentre nei nuovi documenti è segnato il 1988 come anno di nascita), titolare da otto anni di “Zahra fresh point”, il locale di via Matteotti dove poter degustare estratti e frullati.
Dietro il bancone Alì lavora tutti i giorni «sabato e domenica compresi» precisa, ma da alcuni giorni tra le mura sono (ri)comparsi i fantasmi dei talebani e la fuga lunga oltre 5mila chilometri. «Ho pochi ricordi di allora, negli anni Novanta ero piccolo - afferma - ma mio padre, come mi ha raccontato mamma, è stato ucciso da quegli uomini. Ora ho davvero molta paura per i miei cugini rimasti in Afghanistan. Non ho loro notizie né mia madre, che vive in Pakistan, è riuscita a mettersi in contatto con loro». Il Pakistan è stata la prima tappa della fuga durata oltre sei mesi di Alì. «Da lì, dopo aver fatto alcuni lavoretti e messo da parte un po’ di soldi, sono partito a piedi verso l’Iran e la Turchi fino ad arrivare in Grecia, a Patrasso.
L’aggancio
Al porto sono riuscito ad agganciarmi alle ruote di un camion che si è poi imbarcato».