Accusato di abusi sessuali sulla nipote, la procura presenta il conto: nove anni

Dopo le confidenze della 14enne impiegato a giudizio per violenza e detenzione di file pedopornografici

Accusato di abusi sessuali sulla nipote, la procura presenta il conto: nove anni
Accusato di abusi sessuali sulla nipote, la procura presenta il conto: nove anni
di Federica Serfilippi
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Martedì 14 Giugno 2022, 01:50

ANCONA - Nove anni di reclusione. È la richiesta di condanna inoltrata ieri mattina dalla procura per il 52enne anconetano arrestato e portato in carcere dalla Squadra Mobile nella primavera nel 2020. Due le accuse: violenza sessuale e detenzione di materiale pedopornografico. La prima contestazione è relativa ai presunti abusi subiti e denunciati all’epoca da una ragazzina prossima a compiere i 14 anni, i cui genitori si sono costituiti parte civile con l’avvocato Roberta Montenovo. 

 
La sentenza del giudice verrà emessa il 27 giugno, dopo le eventuali repliche delle parti. L’imputato, ora libero, è difeso dagli avvocati Mario Scaloni e Massimo Maria Vergari. Si procede con il rito abbreviato. Erano state le confidenze fatte dalla minore a una zia a mettere in moto le indagini della polizia e a far poi scattare l’arresto nei confronti del 52enne, impiegato in banca. Ascoltata in forma protetta in questura con vicino una psicologa, la ragazzina aveva descritto gli abusi subiti, delineando i contorni di un incubo cominciato proprio a causa della “familiarità” del 52enne, un uomo che frequentava spesso casa dei suoi genitori. Tra le mura domestiche, quando non erano presenti il padre e la madre dell’adolescente, si sarebbero consumate le violenze contestate dalla procura. Non ci sarebbero mai stati rapporti sessuali completi. A denunciare le molestie subite, in corso di indagine, era stata anche una seconda ragazzina, figlia di conoscenti. La vittima non è voluta entrare attivamente nel processo e non si è costituita parte civile.
Per quanto riguarda l’accusa di detenzione di materiale pedopornografico, il pm Rosario Lioniello contesta all’imputato il possesso in vari dispositivi informatici di centinaia di foto illecite. I file scabrosi ritraenti minori erano stati trovati nel corso della perquisizione domiciliare fatta scattare dopo la denuncia di violenza sporta dalla prima minore. 

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