Covid, il ritorno dei prof no vax: in 300 di nuovo a scuola

Il ritorno dei prof no vax in 300 di nuovo a scuola
Il ritorno dei prof no vax in 300 di nuovo a scuola
di Alessia Centi Pizzutilli
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Venerdì 1 Aprile 2022, 10:35

Con la fine dello stato di emergenza Covid-19, prende il via il graduale alleggerimento delle restrizioni: tra le misure più discusse c’è sicuramente il nuovo impianto di regole che riguardano il mondo della scuola. I primi indebolimenti delle norme, infatti, non riguarderanno solo gli avventori di bar e ristoranti, o la capienza degli stati che torna al 100%; torna la possibilità di svolgere uscite didattiche e viaggi d’istruzione, restano le mascherine per gli alunno sopra i sei anni, ma scompare la didattica a distanza. Fino al 30 aprile si potrà accedere alle scuole esibendo il Green pass base, ma l’obbligo vaccinale per il personale resta in vigore fino al 15 giugno. Nelle scuole dell’infanzia in presenza di almeno 4 positivi, le attività proseguiranno in presenza e in caso contatti con positivi è previsto l’utilizzo delle mascherine Ffp2 per dieci giorni dall’ultimo contatto. In caso di comparsa di sintomi è obbligatorio effettuare un tampone, nel caso in cui i sintomi permangano sarà necessario un nuovo test nel quinto giorno successivo alla data dell’ultimo contatto: in questo caso l’esito negativo del test sarà attestato con autocertificazione.

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LA CONFERMA DEL PERSONALE L’assessore regionale all’Istruzione Pietro Quaresimale  si dice «felice per un ritorno alla normalità» e sottolinea che «con la didattica a distanza i ragazzi hanno avuto diversi problemi da un punto di vista formativo, ma anche in termini di socializzazione». Ci sono però ancora delle questioni irrisolte: «Stiamo lavorando - aggiunge - con la Conferenza Stato-Regioni per cercare di confermare il personale Covid fino alla fine dell’anno scolastico». Dura la posizione dei sindacati sulla questione: «La nota 620 del 28 marzo 2022, in applicazione del decreto contenente misure sul contrasto anti-Covid a partire dal primo aprile prossimo, manda in confusione le scuole invece di dare indicazioni chiare ed univoche.

Per quanto riguarda i docenti non vaccinati si prevede che essi possano rientrare a scuola senza prestare attività di insegnamento venendo impiegati per attività scolastiche di supporto alla didattica al fine di tenerli lontani dal contatto con gli alunni. La nota, in merito alle attività non di insegnamento da svolgere, richiama confusamente, da un lato, le attività proprie del personale docente inidoneo e, dall’altro, fa un elenco di attività alcune delle quali nulla hanno a che fare con quelle del personale docente inidoneo», dichiara Pino La Fratta, segretario regionale Flc Cgil Scuola Abruzzo.

Tra contraddizioni e problemi, i docenti No vax da oggi potranno tornare a scuola, resta da sciogliere il nodo che riguarda il personale assunto per l’emergenza e in molti si chiedono quali funzioni andranno a svolgere i professori, non potendo fare lezione regolarmente. Il nuovo decreto Covid solleva dunque diversi dubbi, lasciando di fatto ai dirigenti scolastici, già in affanno per le criticità legate a due anni di pandemia, il compito di risolvere una vicenda che secondo molti sta assumendo “contorni kafkiani”. Sono quasi 21 mila i docenti abruzzesi e, stando agli ultimi dati, oltre il 98% è vaccinato almeno con due dosi. Restano fuori circa 400 professori e considerando che una piccola parte potrebbe avere l’esenzione dalla somministrazione, si stima che oggi torneranno in aula, dopo aver effettuato il tampone, tra i 200 e i 300 docenti.

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LE SPINE «Questo nuovo scenario ci ha colti in modo inaspettato, abbiamo avuto poco tempo per riorganizzare tutto il sistema, ma troveremo il modo per risolvere anche questa problematica. Siamo pronti ad iniziare anche questa nuova fase. Esistono delle criticità, come per esempio un problema di spazi, nel nostro istituto per esempio molte aule sono occupate anche per il gran numero di nuovi iscritti, bisogna quindi individuare dei luoghi fisici in cui i docenti possano svolgere le attività senza essere a contatto con gli studenti. Ora sarà necessario individuare delle mansioni che non siano quelle dell’insegnamento», spiega la professoressa Maria Chiara Marola, preside dell’Amedeo d’Aosta dell’Aquila. Tra le ipotesi sul tavolo c’è quella di istituire dei corsi di recupero in Dad, «in questo modo i professori potrebbero dare un supporto all’attività didattica, ma bisognerà capire se vi sarà necessità di recupero in quella materia», o i docenti «potrebbero offrire un supporto sotto il profilo organizzativo».
 

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