Pronto soccorso, undici ore di attesa con una crisi cardiaca: accuse all'ospedale

Pronto soccorso, undici ore di attesa con una crisi cardiaca: accuse all'ospedale
Pronto soccorso, undici ore di attesa con una crisi cardiaca: accuse all'ospedale
di Patrizia Pennella
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Domenica 25 Settembre 2022, 09:22

Ha pianto, ha supplicato. Lunghe ore di attesa in cui cercava di dire che quello che aveva non era un mal di stomaco, ma un dolore lancinante al centro del petto. E che lui per problemi di cuore era già stato ricoverato. Ci sono volute le lacrime per riuscire ad ottenere un prelievo del sangue che evidenziasse le gravissime condizioni di un ragazzo di 22 anni, arrivato in ospedale a Pescara alle due di pomeriggio e ricoverato, d'urgenza in Utic, soltanto undici ore dopo.

La storia, che risale a qualche giorno fa, la racconta Valeriano Crisante, il papà del ragazzo: «Mio figlio è ancora in ospedale. Le sue condizioni, anche se lentamente, stanno migliorando. Il problema è che il suo stato di salute è stato completamente sottovalutato, nonostante lui avesse fatto presente, anche in maniera documentata, che in ospedale con quegli stessi sintomi ci era già finito due volte. La prima, nel 2018, con una diagnosi di pericardite, la secondo l'anno successivo, sempre per pericardite».


Per un elettrocardiogramma il ragazzo deve aspettare un'ora e venti minuti: dopo l'esame gli assegnano un codice giallo e lo mettono in attesa. Ma il suo turno non arriva mai. «Il dolore intanto aumenta - racconta ancora il padre -. Durante queste ore di attesa più volte ha sollecitato il personale, ricordando il suo stato di salute e dicendo che il dolore si faceva sempre più lancinante, ma nulla. Rispondevano che c'erano casi gravi davanti».

Il padre a quel punto chiama in pronto soccorso: chi risponde al telefono dice che c'è un caso grave da affrontare e chiede di richiamare dopo una mezz'ora.

Poi al telefono non risponde più nessuno. «Alle 23,30 mio figlio mi chiama piangendo ricorda ancora Crisante -, mi dice che vuole andare via, che non ce la fa più per il dolore e che vuole andare in un altro ospedale perché nessuno gli dà retta. È in attesa da dieci ore, quando in lacrime blocca un'infermiera e le rispiega tutto da capo. All'una di notte finalmente gli fanno un prelievo e risultano alteratissimi i valori degli enzimi cardiaci, con il valore di circa 2000 rispetto alla quota 35 della normalità.

Alla vista dei risultati, urgentemente lo portano a visita e alle 3 di notte lo ricoverano in Utic. Ha rischiato l'infarto per l'errata assegnazione di un codice di emergenza». Crisante ha poi parlato con il dirigente del reparto: «Mi ha chiesto scusa, ma non è questo il problema. Il problema è il metodo, il problema sono i modi: con il triage la valutazione errata nell'assegnazione del codice può avere conseguenze molto serie. Il paziente, i suoi parenti, non vengono ascoltati, neanche quando hanno con loro documentazione sanitaria: non c'è possibilità alcuna di ribattere, di prospettare un dubbio, di far capire in quali condizioni effettivamente ci si trova. Questo è il nostro caso personale, tanti altri potrebbero capitare in questo pronto soccorso di Pescara, e tante altre persone erano nelle stesse identiche condizioni di attesa di mio figlio, alcuni anche da 20 ore senza che qualcuno si fosse interessato ai vari casi presenti in quest'area di emergenza»

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