Eroi "usa e getta", in piazza gli operatori socio-sanitari licenziati dal Covid hospital

Eroi "usa e getta", in piazza gli operatori socio-sanitari licenziati dal Covid hospital (foto Max)
Eroi "usa e getta", in piazza gli operatori socio-sanitari licenziati dal Covid hospital (foto Max)
di Barbara Scorrano
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Mercoledì 5 Maggio 2021, 11:17 - Ultimo aggiornamento: 19:28

Al sit-in di protesta, organizzato questa mattina alle 10.30 davanti agli uffici regionali di piazza Unione, a Pescara, si sono presentati con la divisa che fino a quattro giorni fa indossavano nel reparto Covid dell’ospedale Santo Spirito. Sono i 64 operatori socio-sanitari definiti eroi nei giorni drammatici della pandemia e ora rimandati a casa senza tanti complimenti. Ad avvisarli che il contratto sottoscritto con la Asl, attraverso la società di lavoro interinale Manpower, era giunto al capolinea una mail di poche righe, arrivata alla vigilia di quella festa del Primo maggio che avrebbero voluto vivere da lavoratori e non da disoccupati.

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Gran parte di loro è già in fila nei diversi Caf della città per chiedere il sussidio di disoccupazione, in attesa che una nuova possibilità di impiego riapra lo spazio di giorni passati dai ritmi serrati di turni massacranti alle ore dove galleggiano solo pensieri e preoccupazioni. «È stata una doccia gelata, tanto più che nell’ultimo mese eravamo stati rassicurati dai dirigenti sanitari che non saremmo andati via. Invece ci è stato dato il benservito, dopo tutti questo tempo passato a lavorare in condizioni disumane»: a parlare è Piero, uno degli Oss licenziati.

Il nome è di fantasia perché «mettendoci la faccia, temo ritorsioni. Quello che mi dispiace – racconta - non è solo il fatto che io come i miei colleghi siamo stati presi in giro, ma anche di aver passato le ultime settimane a formare i nuovi Oss, assunti dalla Asl attraverso l’avviso pubblico al quale noi non abbiamo potuto partecipare. E ora, dopo aver insegnato a queste persone come si gestiscono i malati Covid o quelli in rianimazione, come si usano i macchinari, come fare a resistere per turni di dieci ore, indossando divise che tolgono il respiro, noi andiamo a casa e loro rimangono». In una nota la Asl chiarisce che nel nuovo avviso le esperienze presso le agenzie interinali figuravano nei titoli valutabili. «Ma allora perché siamo stati licenziati?» si chiede Piero. 

 

Al pari di tanti operatori socio sanitari, ha alle spalle decine di contratti a tempo determinato, filtrati attraverso cooperative e agenzie interinali. Era tra quelli presenti il giorno dell’apertura dell’ospedale Covid; non nelle file degli ospiti ufficiali, ma «a spostare mobili e poi ad accompagnare i malati». Mese dopo mese, tra lockdown, impennate di contagi, exploit delle varianti, ha creduto che quel lavoro, ottenuto e vissuto sull’onda lunga della pandemia, non sarebbe finito e le parole di solidarietà da parte delle istituzioni avrebbero portato a una stabilizzazione, un nuovo contratto, altri mesi di lavoro.


«Hanno assunto anche operatori senza alcuna esperienza. La maggior parte dei nuovi Oss proviene da fuori regione» spiega. Da quei colleghi, ora ex, nessun messaggio di solidarietà, nell’imbarazzo reciproco di trovarsi su fronti opposti. Ad abbracciare la causa solo alcuni esponenti politici, dal vicepresidente del Consiglio regionale, il pentastellato Domenico Pettinari, al segretario di Rc, Maurizio Acerbo: «Da ex paziente del reparto Covid – sottolinea - ho avuto già modo di raccontare l’entusiasmo e la professionalità con cui questi ragazzi hanno lavorato, mettendo a rischio anche la propria salute. Trovo vergognoso che la Asl prima abbia fatto ricorso al lavoro interinale e poi, quando si è decisa a passare a propri bandi di assunzione a tempo determinato, non abbia previsto modalità che potessero garantire questi lavoratori. Gli eroi sono già stati dimenticati?». Se lo chiede Acerbo, se lo chiede Piero, se lo chiedono gli altri 63 operatori mandati a casa. E forse se lo chiedono anche i neo assunti. Il loro contratto scade il 31 dicembre. Un Capodanno che si augurano diverso dal Primo maggio degli ex colleghi.
 

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