La manager ucraina in fuga dalla guerra: «Voglio trovare subito un lavoro qui in Italia»

La manager ucraina in fuga dalla guerra: «Voglio trovare subito un lavoro qui in Italia»
La manager ucraina in fuga dalla guerra: «Voglio trovare subito un lavoro qui in Italia»
di Tito Di Persio
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Martedì 15 Marzo 2022, 09:46

Hanno passato una notte tranquilla le due famiglie - due mamme e quattro bimbi - arrivate dall’Ucraina domenica nel tardo pomeriggio al residence Felicioni di Roseto. in provincia di Teramo. Ieri mattina dopo la colazione hanno fatto il secondo test rapido Covid-19. Ed anche questo come il primo ha dato esito negativo. Comunque, come da protocollo, dovranno trascorrere 5 giorni di quarantena. Quindi separati dagli altri 19 connazionali che sono ospitati nella stessa struttura qualche giorno fa.

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I nuovi arrivati non parlano né italiano né inglese e a comunicare con loro, con il traduttore Google, è stata il presidente del Circolo culturale Colibrì Ambra Di Pietro. La donna è partita con altri teramani venerdì scorso. Alcuni giorni prima aveva ricevuto una lettera d’aiuto da parte del primario dell’ospedale militare di Kiev dove diceva che scarseggiano i farmaci perché arrivavano continuamente feriti. In poche ore tutti i soci di Colibrì e di tanti abruzzesi (alcune donazioni sono arrivate anche dalle altre provincie) sono riusciti a riempire due furgoni di materiale sanitario: medicine e kit di primo soccorso. E una volta scaricata la merce per ottimizzare il viaggio avrebbero portato il Italia le due famiglie. Arrivati alla frontiera tra Romania e Ucraina dopo 22 ore di viaggio, ad attenderli c’erano i volontari dell’ospedale di Kiev per prendere i pacchi.

Ma non c’erano le due donne con i figli che, come raccontano, hanno dovuto fare un viaggio drammatico. Dovevano percorrere 440 chilometri per arrivare alla frontiera. Sono partiti la mattina presto con l’auto di un amico che li ha portati per 200 Km. L’auto li ha lasciati in una zona di accoglienza profughi. Lì hanno chiesto il passaggio a e hanno potuto fare un atro tratto, poi altri tre passaggi per raggiungere la frontiera.

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«Nel frattempo tramite Whastapp ci mandavano la loro posizione, - dice Ambra - quando ci siamo incontrati è stata un’emozione grandissima. Siamo scoppiati tutti in lacrime». La presidentessa dice che avevano paura perché i frontalieri chiedevano 1.200 dollari a persona, compreso i bimbi, per poter varcare la frontiera, ma non è successo. Stessa cosa era già stata raccontata dal presidente dell’associazione Kerjgna di Teramo Sergio D’Ascenzo una settimana fa. «Le due ucraine, di 35 e 32 anni, sono cugine. La più grande è una manager di ristoranti ed ha già detto che non le piace pesare sulle tasche degli italiani, ma che si sarebbe data subito da fare per cercare un lavoro. «Queste persone mi sono entrate nel cuore – aggiunge Ambra – devo sentire il sindaco Jwan Costantini per accoglierli a Giulianova, appena finita la quarantena. I loro figlio hanno tra i 13 e 15 anni e si possono iscrivere in uno dei tanti istituti».

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