Muore a 2 anni in attesa di trapianto
Dona il cuore e salva una coetanea

A sinistra Vittoria e, a fianco, Irene
A sinistra Vittoria e, a fianco, Irene
di Edoardo Danieli
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Giovedì 21 Maggio 2015, 12:49 - Ultimo aggiornamento: 25 Maggio, 19:03
ANCONA - Donare, moltiplica la vita.



Mamma Claudia non ha dubbi: il dolore per la perdita di una figlia di due anni non si può lenire; si può però condividere la speranza che, attraverso un gesto d'amore e solidarietà, la vita possa sempre avere il sopravvento sulla morte. Questa condivisione passa per l'assenso alla donazione degli organi.



Così, Irene, una bambina di due anni di Napoli, torna a sperare grazie al cuore che le ha donato Vittoria, la figlia di Claudia e Giorgio Bellucci, che era, a sua volta, in lista d'attesa per un trapianto. Una terribile, quanto fortuita caduta, l'ha invece posta in quella terra di mezzo, in cui quando si apre la porta della camera operatoria, il medico scuote la testa, ti guarda negli occhi e chiede: "Vuole donare gli organi?".



"E' una domanda che non andrebbe neanche fatta - dice Claudia - tanto per noi è stata immediata la risposta affermativa". La mamma sta aspettando che le venga riconsegnato il corpicino della piccola per partire poi alla volta di Gubbio dove sono stati celebrati i funerali. Racconta, confortata da Francesca De Pace, coordinatore delle Marche dei trapianti, quanto è stata difficile, e nel contempo ricca di forza, la vita della sua famiglia con Vittoria che avrebbe compiuto due anni il 5 luglio.



Appena nata, presenta un colorito giallo. Dapprima si pensa al banale ittero da latte materno, poi quando i valori epatici - all'epoca delle vaccinazioni - sono del tutto sballati si comprende che c'è qualcosa in più. Nella chirurgia pediatrica del Salesi, la biopsia epatica mette in evidenza un problema dei dotti biliari. Ne segue il trasferimento al reparto di malattie infettive dove dopo 22 giorni di ricovero emerge la diagnosi: sindrome di Alagille, una malattia rara che coinvolge diversi organi, oltre al fegato. "Aveva un velo sugli occhi - dice la mamma - e le vertebre come una farfalla".



Claudia ha parole di ringraziamento nei confronti dei medici e del personale del Salesi: cita, per tutti, i prof De Martino e De Benedictis e il dottor Guidi, che si sono prodigati per Vittoria.



Più o meno nello stesso periodo, a Napoli, inizia la storia di sofferenza e speranza Irene, qualche mese più grande di Vittoria, nata al lotto G di Scampia, da due genitori ragazzini, Moreno e Arianna, e afflitta da una miocardite: con un'unica speranza di guarigione, il trapianto. Intanto vive con il cosiddetto berlin heart, una sorta di cuore artificiale che a Napoli chiamano "ampolla magica".



Trapianto, è la stessa parola, che si sentono dire i genitori di Vittoria a Bergamo all'inizio dell'anno. La piccola è stata presa in carico al Bambin Gesù, dove c'è un centro specializzato in malattie rare, ma la situazione precipita. "Dal 30 aprile - racconta ancora Claudia - dopo aver superato tutti i test, era in lista nazionale per il trapianto di fegato. Siamo tornati a Gubbio con il telefono in mano".



Giovedì scorso, vigilia della Corsa dei Ceri a Gubbio, il dramma. Vittoria, in maniera del tutto accidentale, cade e batte la testa. Perde progressivamente forze, all'ospedale la intubano e la trasferiscono al Salesi, nel reparto del prof Santelli, verso cui va la riconoscenza della famiglia per la vicinanza mostrata. Tutti i tentativi di soccorrerla sono vani. Il 19 inizia la procedura per la dichiarazione di morte. Risuona la domanda ai genitori: "Volete donare gli organi di Vittoria?". "A nome suo, era stupido dire di no", dice ora Claudia.



Individuato un possibile ricevente, inizia un intervento chirurgico che si snoda tra Ancona, dove viene eseguito il prelievo, e Napoli, dove ci sarà il trapianto e che solo un eccezionale coordinamento consentirà di portare a termine con successo. Al Salesi arriva il prof Petraio. La prima parte dell'intervento prevede che il cardiochirurgo ispezioni il cuore donato. Con l'ok, inizia l'intervento sulla piccola Irene al Monaldi, a cinquecento chilometri di distanza. Ci sono quattro ore per eseguire il trasferimento. Quando da Napoli, c'è il via libera, viene eseguito il prelievo e l'equipe riparte per la Campania in elicottero, dove poi viene completato il trapianto. Che, al momento, ha dato esiti positivi: la piccola Irene, con il cuore di Vittoria, è salva. E' il dono della vita.
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