Tragedia del mare, quattro morti
I superstiti: "Colpa di un'onda anomala"

Tragedia del mare, quattro morti I superstiti: "Colpa di un'onda anomala"
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Venerdì 3 Aprile 2015, 07:00 - Ultimo aggiornamento: 18:06
CIVITANOVA - Un’acqua gelida li ha strappati alla vita cui erano rimasti aggrappati per più di un’ora, tenuti a galla da una boa. Michele Fini aveva 25 anni, Giorgio Toma Viorel 19.

L’Adriatico aveva già inghiottito i 35 anni di Maroga Costeli e i 39 di Simion Vasile. Li custodisce ancora, mentre il mare è solcato da motovedette e il cielo da elicotteri e aerei che tentano di restituirne, almeno i resti, ai loro cari. Leonardo Coccia, 23 anni, e Aldo Leo, 37, sono scampati al naufragio pur se tremendamente segnati dalla tragedia, la più grande mai avvenuta nel mare di Civitanova. Poco dopo le 6 di ieri, lo “Sparviero” su cui erano imbarcate le sei giovani vite, è colato a picco. È una “cozzara”, motopesca adibito al recupero dei mitili allevati in un impianto a 1,7 miglia dalla costa, all’altezza del fiume Chienti.











Ennesima tragedia del mare e questa volta all'origine potrebbero esserci condizioni di sicurezza non rispettate. Il peschereccio, utilizzato negli impianti di mitilicoltura, è iscritto a Rodi Garganico e opera nel porto civitanovese. «Questa notte - racconta Leo - avevamo fatto un carico di 60-80 quintali di cozze quando è arrivata un'onda anomala da levante che ha spostato il carico tutto da un lato e ha fatto rovesciare l'imbarcazione. Il comandante ha fatto in tempo a dare l'allarme ma prima dell'arrivo dei soccorsi siamo rimasti in mare per circa un'ora e mezzo».



Replica indignato l'ammiraglio Francesco Saverio Ferrara, comandante della Capitaneria di porto di Ancona e direttore marittimo delle Marche: «I soccorsi sono stati immediati. Pensino piuttosto alle vittime e alle proprie responsabilità».



È probabile infatti, secondo Ferrara, che i marinai romeni (su Fini sono in corso verifiche) non fossero imbarcati regolarmente e che non avessero l'esperienza necessaria. I documenti di sicurezza fisserebbero poi in 4 e non in sei i membri dell'equipaggio. Il carico di mitili, inoltre, era «ingente», forse per soddisfare la richiesta in vista delle festività pasquali. E lo spostamento improvviso di materiale pesante imbarcato a bordo, tale da far perdere l'assetto di navigazione e far rovesciare il motopesca, è lo scenario che prende sempre più corpo fra le possibili cause del naufragio su cui sono state aperte due inchieste, una penale e una della Capitaneria di porto.



Il relitto non è stato ancora localizzato: «Non appena lo recupereremo - fa sapere Ferrara - potremo fare accertamenti sull'assetto statico e dinamico». Nelle ricerche dei dispersi, sospese al tramonto, sono state impegnate per tutta la giornata quattro motovedette, oltre al Nucleo sommozzatori, un velivolo Atr 42 della Guardia costiera e un elicottero dei vigili del fuoco. Quest'ultimo, peraltro, mentre era in volo di rientro a Pescara, ha subito l'esplosione di un oblò. I frammenti di vetro hanno ferito alla fronte un tecnico elicotterista, M.S., 47 anni di Chieti, che ha riportato una profonda ferita lacero-contusa alla fronte e perdita di conoscenza. Vari i messaggi di cordoglio e solidarietà: tra gli altri, del vice ministro delle Infrastrutture Riccardo Nencini, del presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, dell'on. Lara Ricciatti (Sel), della senatrice Pd Camilla Fabbri, presidente della Commissione d'inchiesta sugli infortuni sul lavoro, del sottosegretario alle Politiche agricole Giuseppe Castiglione e dei sindacati Flai Cgil e Ugl.
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