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Facebook, Instagram, Twitter e Snapchat a tempo per gli adolescenti. È l'idea venuta al ministro meno conservatore del governo Tory di Theresa May, Matt Hancock, che dalle colonne del Times lancia la sua crociata per regolare il 'selvaggio west' digitale, attraverso un 'timer' che limiti le ore di accesso ai social media.
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Trentanove anni e tre figli, il ministro per il Digitale e la Cultura si è laureato ad Oxford ed ha votato 'Remain' al referendum sulla Brexit. Ed è un grandissimo fan della tecnologia. Così tanto che ha inventato, unico ministro nella storia britannica, una 'app' personale attraverso la quale ogni giorno 'chattà con i suoi diecimila contatti. Ma, uso personale a parte, per l'ex consigliere speciale di George Osborne, la politica ha la responsabilità di porre dei limiti all'abuso di internet. «La tecnologia usata nel modo giusto è una potentissima arma del bene, tuttavia i giganti del web hanno fallito e la politica deve assumersi le sue responsabilità». In che modo, ancora, non è chiarissimo. Intanto a partire da aprile, come in altri paesi europei, anche in Gran Bretagna chi vuole accedere ad un sito porno dovrà dimostrare di avere 18 anni.
Ma per il ministro occuparsi solo dei siti 'hard' non è abbastanza. Il vero 'nemico, soprattutto dei più giovani, sono i social media. Con figli di 11, 9 e 4 anni che ancora non hanno accesso al web, Hancock intende dare una stretta molto più dura del semplice limite di età, peraltro già in vigore su alcuni social media e, spesso aggirato, da scaltri adolescenti. Allo studio del governo di Londra ci sono già alcune delle sue proposte, tra le quali una sorta di classificazione dei contenuti e un conseguente divieto in base all'età, come per i film, oppure un sistema di filtri sul modello del 'parental control' delle tv a pagamento.
La misura forse più radicale è quella di un limite di tempo che i ragazzi possono trascorrere su social e internet. «Agli adulti non imporrei un timer, ma le ore che gli adolescenti trascorrono 'connessì e l'impatto è una questione che preoccupa molto», spiega.
Corriere Adriatico