«Come ti chiami?». È iniziato così l'esame "farsa" svolto il 17 settembre da Luis Suarez all'Università degli Studi di Perugia...
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L'esame parte quindi con la più facile delle domande, domanda che Suarez non poteva davvero sbagliare. Successivamente gli vengono mostrate le foto di un cocomero e di un supermercato che l'uruguaiano ha riconosciuto e definito con i termini corretti. Si va avanti: «Una città italiana?». Scontata la risposta: «Torino», lì dove sperava di finire a giocare indossando la maglia bianconera della Juventus. Infine, per chiudere in bellezza dopo soli dodici minuti, qualche domanda personale sulla sua famiglia e sul suo lavoro: «Faccio il calciatore e sono da sei anni a Barcellona».
LEGALI JUVE IN PROCURA A PERUGIA L'avvocato Luigi Chiappero, storico legale della Juve, e la collega Maria Turco sono arrivati in procura a Perugia per incontrare i pm che indagano sull'esame d'italiano svolto da Luis Suarez all'università per stranieri di Perugia. Un esame «farsa» lo hanno definito i magistrati, per consentire all'attaccante uruguaiano di ottenere la cittadinanza Italiana. Chiappero e Turco vengono ascoltati come persone informate sui fatti: la Turco è l'avvocato che ha materialmente seguito la pratica con il direttore generale dell'università Olivieri, che è invece indagato. Chiappero, invece, ha assistito ad una delle telefonate tra la collega e Olivieri.
IL RETTORE DI PERUGIA SI DIFENDE Nel frattempo il rettore dell'Università degli Studi di Perugia, Maurizio Oliviero, intervistato sempre del Corriere della Sera, si difende: «Ho svolto un ruolo istituzionale e ho dato consiglio a un conoscente ma per questo invece sono finito in un tritacarne». «Io sono rettore dell'Università e ho rapporti con varie persone che fanno parte della dirigenza della Juventus anche perché sono un tifoso - ha aggiunto Oliviero - Una persona dello staff della Juventus, un mio amico che conosco da tempo, mi ha chiamato e mi ha detto che lo staff di Suarez si era rivolto al consolato di Barcellona e aveva bisogno di sapere se presso la mia università si può fare l'esame di italiano».
«Io ho chiamato prima la rettrice Giuliana Grego Bolli e poi il direttore generale Simone Olivieri che è un mio amico. Gli ho spiegato la situazione e ho creato il contatto - continua Oliviero - a entrambi posso aver detto che poteva essere una bella occasione perché sarebbe stato un modo per fare pubblicità. Spero che abbiano registrato anche le telefonate in cui io mi raccomando di fare le cose per bene, di sfruttare questa occasione importante». «Ancora oggi non riesco a immaginare che ci sia stata una cialtronata. C'è l'indagine e aspettiamo i risultati. Spero davvero per il buon nome dell'università che sia solo un grande equivoco - conclude Oliviero - Spero che i pm mi convochino al più presto, così chiarirò che sono totalmente estraneo a questa storia. Io sono criticato perché sono troppo rigido, sempre rispettoso delle regole e adesso passo addirittura per mediatore. Pazzesco». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico