MILANO - Non c'è paragone con gli otto cambi in otto mesi di Maurizio Zamparini sulla panchina del Palermo. Ma i quattro allenatori esonerati in poco più di due...
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È fondamentale riuscirci per un club che a fine aprile chiuderà il secondo bilancio di fila con 90 milioni di euro di rosso, e da oltre un anno cerca invano un socio di minoranza che valuti il club un miliardo di euro. Senza nuovi capitali, l'alternativa è un Milan autarchico, sostenuto dal vivaio, piano per cui Berlusconi ritiene Brocchi l'uomo ideale. Lo scenario di un'altra stagione senza Champions non è allettante per gli investitori nè per i grandi allenatori. Se poi uno dei principali candidati come Di Francesco cerca di «andare dove non c'è confusione», si capisce la percezione che del Milan si può avere all'esterno, dopo anni in cui l'unica costante è l'instabilità: tecnica, di risultati, finanziaria e societaria, complici anche le tensioni latenti da quando a fine 2013 è esploso lo scontro fra Barbara Berlusconi e Adriano Galliani.
In questa situazione Berlusconi ha deciso di scommettere su un altro debuttante, dopo gli esperimenti falliti con Seedorf e Inzaghi, a dispetto dei molti pareri opposti ascoltati, inclusi quello dell'ad Galliani e di Sacchi, che spingevano per concludere la stagione senza terremoti. L'ex premier ha deciso in prima persona, impuntandosi come fece scegliendo Seedorf per sostituire Allegri. C'è una buona dose di azzardo in questa svolta, quasi una forzatura come si sente dire anche in ambienti vicini a Berlusconi.
Anche alla luce del fatto che non è stato prolungato il contratto di Brocchi in scadenza a giugno, in pochi sono pronti a scommettere che sia un'intuizione azzeccata come quelle su cui Berlusconi in passato ha costruito la gloria del Milan, affidandosi a Sacchi e Capello. I sondaggi sui siti internet e i social network esprimono lo scetticismo di gran parte dei tifosi, incluso Matteo Salvini. «Sono assolutamente scontento del licenziamento di Mihajlovic. Con tutta la stima e il rispetto che ho per Brocchi dico: non è modo, a sei giornate dalla fine, con una finale di Coppa Italia da giocare, non è stile Milan licenziare una persona con una telefonata - ha detto il leader della Lega Nord -. Il problema del Milan è Galliani. Io avrei mandato via lui, non Sinisa». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico